Editoriali
17 Ottobre 2017
L’editoriale di Estense.com. L’esempio di un ragazzo che insegna a partecipare

La lezione di un cittadino

di Marco Zavagli | 4 min

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Giacomo di cristallo ritratto da Vitali Konstantinov (Emme Edizioni)

“La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche avere
un’opinione, la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione» (G. Gaber)

 

“Una volta in una città lontana, venne al mondo un bambino trasparente”. È l’inizio di una delle più belle favole di Gianni Rodari. Parla di Giacomo di cristallo. “Ognuno poteva leggere nei suoi pensieri” e lui, trasparente come l’aria e l’acqua “non poteva tacere. Anche se non apriva bocca, i suoi pensieri parlavano per lui: egli era trasparente e tutti leggevano dietro la sua fronte pensieri di sdegno e di condanna per le ingiustizie e le violenze del tiranno”.

Il suo esempio dava coraggio agli altri. “Di nascosto la gente si ripeteva i pensieri di Giacomo e prendeva speranza”.

Venerdì scorso, durante la manifestazione della Lega Nord, in mezzo a trecento persone un giovane si è fatto avanti per parlare. Era da solo. Non era spalleggiato da un gruppo di amici. Non si è fatto intimorire dai primi mugugni e dagli sguardi di una folla non certo benevola.

Non aveva nulla da guadagnarci nel prendere in mano quel microfono. Solo vituperi e insulti. Che non si sono fatti attendere: “fesserie da perbenisti”, “il solito buonista”, “comunista”, “chissà di chi è figlio”, “sarà uno dei centri sociali”.

Quel ragazzo non è iscritto ad alcun partito, non frequenta centri sociali, non ha parenti in alte sfere amministrative o politiche.

Quel ragazzo aveva preso il microfono semplicemente per dire a quelle trecento persone, scusandosi per l’intromissione, che è cosciente “che i problemi a Ferrara ci sono, ma non è in questo modo che si risolvono. Dare un lavoro su base meritocratica a questa gente è farlo. Così come fate è demagogia, populismo. Sono convinto che queste manifestazioni non siano la ricetta giusta perché dividono, creano cortei e lotte interne come nel medioevo; invece dovremmo cercare di affrontare i problemi con una testa comune”.

Quel ragazzo si chiama Giacomo anche lui. Anzi, Jacques, che poi è Giacomo in francese. Jacques Lazzari. È un giovane compositore e pianista di 22 anni. Studia architettura all’università di Ferrara.

Il gesto di Giacomo, anzi Jacques, mi ha colpito. Mi ha colpito perché non sono insensibile alla sempre più ingente maggioranza di giovani che si disinteressano a quanto ci sta intorno. Difficile dar loro torto. In fondo per la politica, nel migliore dei casi, sono dei choosy, degli sfigati, dei bamboccioni.

Un’indagine del Centro Studi Minori & Media, datata 2009, vedeva solo il 6% dei ragazzi attratti dalla politica; il 61% si dichiarava totalmente disinteressata. Nello stesso anno l’Istat informava che il 59% dei giovani italiani tra i 15 e i 24 anni si informa di politica almeno una volta alla settimana; il 16,6% meno di una volta a settimana; il 24,4% non si informa mai. A questo aggiungiamo che solo il 4,2 e il 4,6 per cento di choosy, sfigati e bamboccioni dichiarava di avere fiducia nei partiti e nel parlamento. Nemesi politica.

Sempre l’Istat quattro anni dopo non consegnava situazioni migliori: nel 2013 il 27,4% della popolazione di 14 anni e più non parla mai di politica (circa 5 milioni di uomini e 9 milioni 400 mila donne) e il 21,4% non si informa mai (circa 4 milioni di uomini e 7 milioni 200 mila donne). Chi non si informa mai di politica, nel 63,5% dei casi, indica tra i motivi il disinteresse e nel 28,6% dei casi la sfiducia nei confronti della politica italiana. Il 12,7% considera la politica un argomento complicato e il 4,9% non ha tempo da dedicarvi.

Più di tre giovani su cinque non cerca di comprendere quello che gli accade intorno. A Ferrara ovviamente come in Italia. Sembrano non esistere eccezioni. Eppure appena due settimane fa a Internazionale Erri De Luca spiegava come abbia scelto di “impicciarmi di tante cose. A Napoli vige il detto “fatti i fatti tuoi”. E tutto quello che mi succede intorno sono fatti miei”. Solo così riesce ad esaurire – ed esaudire aggiungo io – la sua funzione di cittadino.

Ecco, credo che Giacomo, anzi Jacques, abbia fatto qualcosa di normale che oggi purtroppo è eccezionale. Ha esercitato la sua funzione di cittadino. Da solo di fronte a trecento persone.

Il significato di quel gesto non va visto con il paraocchi da schieramento politico. A essere contestato poteva essere la Lega Nord come il Pd o il Movimento 5 Stelle. Anzi, gli esponenti leghisti dovrebbero fregiarsi di quell’intervento. Volenti o nolenti sono riusciti a far nascere un seppur breve dibattito, un seppur breve contraddittorio in una città che, per testimonianza diretta, ne è orfana da anni. La bellezza del gesto di Jacques sta nel prendere posizione. Nel non chiudere gli occhi. Nell’intervenire.

Il suo voler partecipare per dire la propria opinione è stato come la verità trasparente di Giacomo di cristallo, una verità “più luminosa del giorno, più terribile di un uragano”.

Il suo esempio, mi auguro, potrà dare coraggio a chi (perdonatemi il paragone) nella città dei Pino Barillari fino ad oggi ha preferito assistere in disparte. Grazie del tuo esempio Giacomo, anzi, Jacques.

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