Cento
12 Ottobre 2017
Mostra 'Genova Buenos Aires Solo Andata' nella chiesa di Renazzo

In ricordo di monsignor Josè Borgatti

di Redazione | 5 min

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Renazzo. Venerdì prossimo evento in ricordo di monsignor Josè Borgatti nell’ambito della mostra ‘Genova Buenos Aires Solo Andata’ che si svolge a Renazzo, chiesa provvisoria.

Mons. Josè Borgatti è nato a Buenos Aires, nel quartiere Almagro, il 14 settembre 1891 da genitori italiani emigrati in Argentina. Il padre, Luigi Borgatti (di Giuseppe e Rosa Gallerani) di Renazzo e la madre Beatrice Rabboni (di Giovanni e Anna Ferioli) di Corporeno si sposano il 29 aprile 1878 nella Chiesa di Corporeno e risiedono, fino al 1889, a Renazzo, nella casa dei Borgatti situata in via Lamborghini.

Non sappiamo nulla sulla loro decisione di emigrare, se non che, come per tanti in quel tempo, le condizioni di vita erano dure e l’attrazione dell’America, con promesse di lavoro e futuro migliore, esercitava spesso quella spinta in grado di superare ogni remora di sorta. Sappiamo, dalla registrazione di sbarco del capo famiglia (Luigi), che il viaggio Genova-Buenos Aires fu intrapreso sul piroscafo Gio Batta Lavarello, durò circa un mese, e l’arrivo sul suolo Argentino avvenne il 16 aprile 1889. Sappiamo che dall’unione di Luigi e Beatrice sono nati 11 figli e sicuramente qualcuno ha fatto la traversata oceanica insieme ai genitori.

A Buenos Aires la famiglia trova sistemazione nel quartiere Almagro, dove verosimilmente il padre lavora come operaio. Dopo circa due anni nasce Josè che, in quel quartiere, frequenta le classi elementari e frequenta anche la Chiesa di San Carlos (ora Basilica di Maria Ausiliatrice), dove riceve la prima comunione e dove gradatamente si inserisce nella congregazione salesiana. La Basilica di Maria Ausiliatrice del quartiere di Almagro accompagnerà tutti i momenti più significativi della vita umana e pastorale di Josè Borgatti: lì riceve la prima comunione l’8 dicembre del 1902, lì è ordinato sacerdote il 7 giugno del 1916, lì è consacrato vescovo il 25 ottobre 1953, lì riceve il 28 ottobre 1973 l’ultimo saluto di oltre 50 vescovi prima di essere deposto nella Cattedrale di Viedma anch’essa dedicata a Maria Ausiliatrice (vedi foto).

Nella stessa parrocchia San Carlo Borromeo (Basilica Maria Ausiliatrice del quartiere Almagro), la famiglia Bergoglio, che viene nel vicino quartiere Flores, porta, il 25 dicembre 1936, il piccolo Jorge Mario Bergoglio (futuro Papa Francesco), nato il 17 dicembre, al sacramento del battesimo. Non sappiamo se i Bergoglio e i Borgatti si siano mai incontrati ma certo quella Basilica acquisisce un significato particolare nella storia della chiesa cattolica se pensiamo che ha avuto tra i suoi fedeli anche il beato Ceferino Namuncurá (figlio di un capo Indios), oltre, ma questo è forse meno rilevante sotto il profilo religioso, il famoso cantante di tango Carlos Gardel che è stato componente non marginale del coro della chiesa.

La vita sacerdotale di Josè Borgatti è stata piena di iniziative, impegni e attività dalla forte impronta salesiana: era laureato in teologia e anche in filosofia e fu insegnante in diversi Collegi salesiani dove esercitò anche i ruoli di consigliere, catechista e amministratore. Fra i suoi allievi anche Arturo Umberto Illia, presidente dell’Argentina dal 1963 al 1966. Nel 1934, quando la Santa Sede costituì la diocesi di Viedma, il primo vescovo Nicolas Esandi volle don Borgatti come vicario generale, per la ricchezza delle sue doti e il dinamismo del suo zelo. Alla morte di Mons. Esandi, Borgatti fu eletto vicario capitolare e poi vescovo. Fu chiamato a guidare una diocesi che comprende tutta la Patagonia, fra le più estese al mondo (oltre 750.000 km quadrati, più di due volte l’Italia) con distanze di 2000 km tra le località estreme. Le energie, la volontà, il lavoro lo hanno sempre sostenuto nella pastorale sollecitudine verso la crescita spirituale della sua popolazione, mai indietreggiando davanti alle difficoltà del clima e alla precarietà dei mezzi di comunicazione.

Il rettore maggiore dei salesiani, Sac. Luigi Recceri, nel ricordo che ne fa, dopo la morte, nel 1974, sottolinea i talenti e doni che Mons. Josè Borgatti mise a frutto. Era un grande organizzatore: nel congresso eucaristico internazionale del 1934, portò alla prima comunione 110.000 bambini vestiti tutti di bianco; nella diocesi di Viedma organizzò l’insegnamento catechistico su tutto il territorio, realizzò il seminario, ristrutturò in modo funzionale il palazzo episcopale, fondò la rivista diocesana, ottenne la traslazione del cardinal Cagliero, primo vicario apostolico della Patagonia, da Roma a Viedma, introdusse la causa di beatificazione del giovane indio Zefferino Namuncurà.

Era un grande oratore nelle piccole e nelle grandi occasioni: quando fu canonizzato San Giovanni Bosco nel 1934 tenne il panegirico del Santo nella Cattedrale di Buenos Aires. Il brano fu trasmesso per radio in tutto il Paese e durò 43 minuti. Negli incontri e nelle varie conferenze cui era relatore sapeva attirare attenzione e coinvolgere gli ascoltatori con aneddoti appropriati.

Era buono, comprensivo e paterno verso i suoi seminaristi e sacerdoti, delicato e premuroso coi suoi diretti collaboratori. Era ordinato e metodico e osservava tutto con puntualità: fedele e preciso nei momenti della preghiera. Anche il giorno della sua chiamata al cielo teneva la corona del rosario fra le dita: era il secondo rosario della giornata, dopo quello della sveglia mattutina e quello che avrebbe detto prima di coricarsi (ogni giorno tutto il rosario completo di 150 ave maria, oltre alla S. Messa e al breviario).

Era attento ai bisogni della gente: si prodigò per aiutare i poveri, intercedere presso le autorità per ottenere lavoro, sussidi, assistenza, cure. Visitava gli infermi, i carcerati, portava aiuto e conforto agli afflitti.

Don Juan Vecchi, primo rettore maggiore dei salesiani non italiano, argentino nato a Viedma nel 1931, nel suo ricordo di Mons. Borgatti, che egli ha avuto come insegnante, pastore e vescovo, afferma: “chi l’ha conosciuto da vicino ha potuto verificare la semplicità trasparente del suo spirito… Aveva il senso dell’autorità come servizio e anche come forza di coesione della comunità, un elemento che dava dignità e unità alla vita sociale. In quel piccolo centro urbano che era Viedma, Mons. Borgatti coltivava il senso della storia civile e religiosa”.

Mons. Borgatti assistette puntualmente e con grande interesse alle sessioni del Concilio Vaticano Secondo e introdusse la liturgia rinnovata. Il Concilio rappresentò anche un’occasione per coltivare e rafforzare i legami con la terra d’origine dei genitori. Accolto dai parenti e dalle parrocchie di riferimento è venuto più volte a Renazzo, a Corporeno, a Bologna, dove ha somministrato cresime, ma anche battesimi e matrimoni nella cerchia familiare, in anni alterni dal 1959 fino al giugno del 1973, anno della sua morte.

Viaggiava in nave, sul Giulio Cesare e l’Augustus, e non mancava mai di inviare dall’oceano una cartolina di ringraziamento e di benedizione per la terra natale.

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