Attualità
1 Ottobre 2017
A Internazionale si parla di sesso femminile tra oppressione e conformismo

Lettere dalla vagina: un tabù grande come la clitoride

di Redazione | 3 min

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Mettetevi comodi, questo è un viaggio nella vagina. Questa è la storia di un conformismo imposto alle donne anche nel rapporto con il loro corpo. E questo è un viaggio che Internazionale a Ferrara ha portato nella sala grande del cinema Apollo in uno dei primi appuntamenti della seconda giornata, ‘Lettere dalla vagina’.

Per prima cosa, provate a disegnarla, una vulva. “Tutti sappiamo disegnare un pene, ma quando abbiamo chiesto di inviarci disegni della vulva, ci sono arrivate 17.000 mail e molte rappresentazioni piuttosto strane”, fa sapere la giornalista del Guardian Mona Chalabi. Due terzi delle donne britanniche, interrogate, non ha saputo individuare la clitoride. I dati raccolti dai Vagina Dispatches – la serie realizzata da Chalabi e dalla regista Mae Ryan per esplorare il tabù del sesso femminile – testimoniano come l’ignoranza anatomica sia spaventosa anche tra le giovani donne. Tutto ciò che si sa sull’organo sessuale femminile è il risultato dell’interesse degli uomini. E il loro interesse è sempre stato tutto teso alla riproduzione.

Così la vagina – le sue forme, le sue misure, le sue funzioni – è rimasta per secoli in balia di un’attenzione altalenante tra il totale disinteresse, la stigmatizzazione e l’ossessione. Risale al 1998 la prima descrizione anatomicamente accurata della clitoride (la firma è di Helen O’Connell, ndr). Oggi, vent’anni dopo, sui libri di biologia l’organo del piacere femminile è ancora descritto come ‘un piccolo punto’. Quindi no, “non siamo ancora tutte libere e liberate”.

Liv Strömquist è un’autrice svedese. Il suo ‘Frutto della conoscenza’, una storia a fumetti recentemente edita anche in italiano, raccoglie in una classifica gli uomini “che del clitoride si sono occupati troppo”. E male. Prendiamo per esempio l’orgasmo femminile. Fino al ‘600 rimane legato al concepimento. Nell’ottocento scompare, e quando viene trattato – lo farà (male) Sigmund Freud legandolo alla sola penetrazione – non lo si intende mai nei termini di piacere femminile. John Harvey Kellogg – sì, quello dei cereali – proporrà ad esempio pene dolorosissime contro la masturbazione femminile e la clitoridectomia è una pratica tremenda di cui si è abusato fino agli anni ’70, ritenendola la soluzione tanto al mal di schiena quanto alla pazzia.

Un altro esempio? Le mestruazioni. L’influenza della Chiesa – Sant’Agostino, nella classifica di Strömquist, occupa il quinto posto – ha un ruolo fondamentale nell’aggressione al corpo femminile. Il ciclo mestruale è stato visto come un elemento in contrasto con la figura di “Maria, vergine, madre senza sesso”. E dunque stigmatizzato. La storia delle persecuzioni alle streghe ha un filo rosso con il sangue mestruale; a noi oggi è rimasto il senso di vergogna. Ne sono testimoni le stesse pubblicità, che ripetono la litania del ‘fresco e pulito’. Lo spiega bene Ryan, tra gli applausi: “Se gli uomini avessero le mestruazioni, ne sapremmo di più”.

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