“La vedova del barista ucciso a Budrio scrive al ministro Minniti per sollecitare le indagini per la cattura di Igor? Io la appoggio perché è troppo tempo che non sappiamo niente e nessuno si fa sentire. Stiamo aspettando risposte che da 5 mesi non ci sono ancora state date”.
C’è solidarietà e sostegno tra le due famiglie vittime della mano omicida di Norbert Feher, alias Igor Vaclavic, ancora latitante dopo aver lasciato una terribile scia di sangue dalla provincia di Bologna a quella ferrarese.
Francesca Verri, figlia della guardia volontaria ambientale uccisa l’8 aprile nell’agguato del Mezzano, sostiene l’intervento della vedova e degli amici di Davide Fabbri (la prima vittima di Igor, assassinata lo scorso 1 aprile nel suo bar a Riccardina di Budrio) che chiedono aiuto al ministro dell’Interno, Marco Minniti.
“L’abbiamo fatto anche noi, abbiamo scritto una lettera a Minniti e Orlando per chiedere rispetto e responsabilità – ricorda la figlia di Valerio Verri -. Sono passate più di due settimane e non abbiamo ricevuto risposte né da Orlando né da Minniti. Tutto tace, è davvero una situazione fuori dalla normalità. Neanche noi vittime abbiamo il diritto di ottenere risposte? È assurdo”.
Come è aberrante, secondo la Verri, che i carabinieri abbiano avuto nel mirino per tre volte il famigerato Igor, e che tutte e tre le volte sia stato lasciato andare in attesa di rinforzi. Una situazione che ha reso “esterrefatto e schifato” un carabiniere stesso.
Oltre al pressing sulle indagini, il comitato Amici di Davide Fabbri e la vedova del barista ucciso, tramite l’avvocato Giorgio Bacchelli, chiedono l’applicazione della legge che prevede indennizzi per le vittime di reati di violenza. “No, noi non abbiamo parlato di indennizzi con il nostro legale (Fabio Anselmo, ndr) perché ho perso mio papà, la battaglia non è per i soldi – sottolinea Francesca -. Io stavo bene come stavo prima, soldi o indennizzi non mi interessano. Noi vogliamo, anzi pretendiamo, che vengano accertate le responsabilità”.
Sempre i familiari di Fabbri hanno recentemente ottenuto un incontro con il presidente della Regione Stefano Bonaccini, al quale hanno chiesto la mediazione per ottenere un incontro con Minniti. “Anche noi, nella nostra lettera al ministro, abbiamo chiesto di incontrarlo – aggiunge la Verri – anche perché ci aveva promesso, o almeno dato la sua parola d’onore, che avrebbero continuato le ricerche fino a che questa persona – anche se non è una persona, né una bestia, lo chiamo assassino perché di fatto lo è – non sarebbe stata presa. E invece non abbiamo messo un punto a quella situazione”.
Non solo. “Lo ripeto e non mi stancherò mai di dirlo: quel poco che sappiamo lo sappiamo solo tramite la stampa – ribadisce Francesca Verri -. Tutte le mattine guardo il tg, leggo i giornali, perché è l’unico modo per avere qualche notizia. Ma non è uno spreco di parole alzare la cornetta, chiamarci e chiederci un incontro per aggiornarci sul punto delle ricerche. È vergognoso, è la miseria della miseria. Non voglio che l’omicidio di mio padre sia valutato di serie B”.
Una discriminazione riscontrata, tra le altre cose, nell’incontro con i carabinieri dello scorso maggio nel quartier generale di Molinella. “Abbiamo fatto una domanda lecita: ‘pensate che sia ancora qua?’ – racconta la figlia di Valerio Verri – e ci è stato risposto che le indagini sono ancora in corso e ci avrebbero risposto a tempo debito. Sul giornale invece abbiamo letto il punto delle ricerche. Perché noi non sappiamo niente? Le ricerche stanno continuando? Dov’è l’assassino? Abbiamo il diritto di sapere”.
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