Lettere al Direttore
22 Agosto 2017

La provocazione di Fochi su musulmani e terroristi

di Redazione | 5 min

Caro Daniele Oppo di estense.com

La provocazione, anche sotto forma di rozza domanda lapidaria, può avere una funzione dialettica, nel momento in cui è tesa a suscitare reazione, dialogo, possibili risposte. Come un sasso nello stagno.

La letteratura e la storia sono piene di frasi provocatorie usate anche in funzione politica. Mi limito a citare la splendida orazione funebre alla plebe romana di Antonio dopo l’assassinio di Giulio Cesare (W. Shakespeare, Julius Caesar, 1599-1600) o la lapidaria domanda dell’ex presidente USA Ronald Reagan in contesto elettorale: “ Siete più ricchi adesso o quattro anni fa”?

Non arrivare a capire la differenza fra una frase volutamente provocatoria, lapidaria, incompleta, postata nel contesto di un profilo privato di social network e una domanda accademicamente seria costituisce, per un giornalista, un limite intellettuale piuttosto preoccupante. Definire tale domanda come “perla”, “sparata”, “sconclusionata” significa avere frainteso in modo offensivo e, cosa ancor più grave, credere veramente e convintamente che chi l’ha provocatoriamente postata ignori davvero il fenomeno e la storia del terrorismo. Credere davvero che una persona che si occupa di politica internazionale (soprattutto su stampa estera di lingua inglese e francese) non sia a conoscenza dell’esistenza dell’IRA nord irlandese, dei gruppi terroristici centro e sud americani (fra i quali FARC), dei gruppi terroristici asiatici che operano nelle Filippine nella zona di Mindanhao, dei gruppi di ispirazione maoista nel Tibet e di tutti i tipi di terrorismo di matrice anarchico-insurrezionalista, indipendentista, nazionalista, presenti in più parti del mondo, inclusi i nostri trascorsi anni di piombo.

Ergo, Daniele Oppo, essendo convinto di ciò, mi offende tirando in ballo addirittura la mia vita professionale di insegnante (siamo ai limiti della querela) perché crede veramente che una persona che si occupa di politica internazionale da più di 20 anni non sappia cos’è il terrorismo.

Non arriva a capire che la provocazione può avere una funzione dialettica.

Cosa scusabile, per ameni draghi della tastiera o improvvisati censori di FB – alcuni sedicenti appartenenti al M5S- che hanno fornito risposte talmente avvilenti dal punto di vista intellettuale, e mai sul merito, da indurmi a congedare il post. Cosa non scusabile, invece, per un giornalista che ritenga di svolgere il proprio lavoro in maniera professionale e corretta.

Per il momento, caro Daniele Oppo, mi limito a ricordarle, che un potenziale legame fra la violenza utilizzata nell’esercizio della propria fede e il mondo islamico non l’ho inventato io. E’ una tematica sollevata anche nel corso della Lectio Magistralis su “Fede, Ragione e Università” tenuta il 12 settembre 2006 dal Papa Benedetto XVI (Papa Ratzinger) presso l’Università di Ratisbona, nel contesto del rapporto fra fede e ragione. Logos e religione. Discorso filosoficamente assai complesso che molte persone superficiali hanno largamente frainteso e che ha spinto parecchi fanatici a incendiare chiese e uccidere addirittura una suora. Discorso, invece, di altissima levatura teologica, mal compreso, male interpretato ma ufficialmente difeso dalla Commissione Europea, sul quale non mi addentro oltre ma che la invito a leggere integralmente, indipendentemente dal fatto che lei creda o meno al dogma dell’infallibilità papale.
Il suo tono gratuitamente offensivo nei miei confronti e sulla mia attività professionale di insegnante, che lei ignora, unitamente alla sua scarsa capacità retorica, mi portano veramente a credere che se la sua testata fosse solo in cartaceo e tutto lo staff composto da giornalisti del suo calibro, estense.com avrebbe un forte calo di lettori e di vendite in breve tempo, con risvolti occupazionali spiacevoli.

Ma voglio pensare che si possa fare di meglio.
Le chiedo, per diritto di replica, di pubblicare questa comunicazione integralmente e, in ogni caso, qualora decurtata o ignorata, sarà visibile sulla mia pagina pubblica di FB. Contestualmente, nell’interesse del suo giornale, la invito ad occuparsi maggiormente della sua professione e meno di quella degli altri.

Claudio Fochi
Consigliere comunale M5S

Caro consigliere Claudio Fochi del M5S,

sospettavo fosse una provocazione. D’altronde in questi casi ci troviamo sempre di fronte a provocazioni non comprese o a messaggi fraintesi. Porti pazienza, il mio intelletto è evidentemente limitato (oltre che, ahimè, pericoloso per il futuro di questa testata), ma mi aiuti a capire: il suo post su Facebook (pubblico, non privato, perdoni se la correggo) in che modo si affianca all’orazione funebre di Antonio o alla domanda di Regan in campagna elettorale, o in che modo, nella sua rozzezza (uso parole sue), si avvicina all’alta levatura dell’analisi di Benedetto XVI?

Davvero non capisco i vari nessi che mi presenta, ma riconosco i miei limiti intellettuali e, dunque (ancora un po’ di pazienza), le chiedo ancora: cosa ci sarebbe di provocatorio e al contempo dialettico nel chiedere perché “tutti i terroristi sono mussulmani?” Non mi dica che erano quella rozzezza, quell’incompletezza della sua lapidaria affermazione: per rompere i tabù, per spezzare il politically correct o per affrontare finalmente un argomento intoccabile. Sarebbe pieno di abili provocatori e di sagaci provocazioni là fuori, li vediamo, leggiamo e ascoltiamo tutti i giorni.

No, non può essere. Lei cita Shakespeare, cita Benedetto XVI, credo dunque ci fosse dell’altro, per cui le chiedo: che “dialogo” si aspettava davvero di far nascere con un post del genere, immediatamente dopo un terribile attentato terroristico? Lei non voleva una reazione, che è la risposta a una provocazione; chiedeva risposte nel merito, ma qual era il merito nella sua domanda?

Mi perdoni, egregio Fochi, se ho risposto con altre domande, ma certe provocazioni non le capisco proprio.

Cordialità
Daniele Oppo

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