Lettere al Direttore
17 Luglio 2017

Il Mandela Day dell’Ascaf

di Redazione | 7 min
Quest’anno a differenza degli anni precedenti, abbiamo deciso di celebrare il Mandela Day in modo alternativo facendo sentire la nostra voce, condividendo il nostro pensiero con tutta cittadinanza. Pensiero che potrebbe condiviso e discusso: Noi siamo abbiamo sempre fatto del confronto il “nostro cavallo di battaglia”.
 
Troverete in allegato Una lettera scritta proprio a Madiba dalla Dott.ssa e Antropologa Geneviève Makaping all’occasione del 99simo compleanno di Madiba. Lettera che vi chiediamo gentilmente di inoltrare,  pubblicare e diffondere.
 
Nel ringraziarVi per la vostra disponibilità e il tempo dedicatoci, vogliamo cogliere l’occasione per augurarVi un buon Mandela Day e come diceva sempre MADIBA:

“La libertà è una sola: le catene imposte a uno di noi pesano sulle spalle di tutti”.
Per l’A.S.C.A.F
il Presidente
Michelle Ngonmo
A Madiba, Nelson Mandela, ora e per sempre, il nostro Antenato
“Les morts ne sont pas morts. Ecoute plus souvent
Les choses que les êtres
La voix du feu s’entend,
Entends la voix de l’eau.
Ecoute dans le vent. Le buisson …
Ceux qui sont morts ne sont jamais partis:
Ils sont dans l’ombre qui s’éclaire
Et dans l’ombre qui s’épaissit.
Les morts ne sont pas sous la terre:
Ils sont dans l’arbre qui frémit,
Ils sont dans le bois qui gémit,
Ils sont dans l’eau qui coule,
Ils sont dans la case,
Ils sont dans la foule,
Les morts ne sont pas morts.
Di Birago Diop, LE SOUFFLE DES ANCETRES
Papà Mandela, il 18 luglio 2017 avresti compiuto 99 anni. Età terrena ovviamente perché sei già eterno, immortale. Sei il nostro antenato ormai. Siamo in molti, non saprei esattamente quanti, oggi, qui a renderti omaggio.
E per farlo, mi è parso che oltre qualsivoglia discorso e grosse parole, la poesia di un altro grande Padre dell’Africa e della Panafricanità1 Birago Diop “I morti non sono morti”, fosse la formula migliore di riverenza.
Sono qui, con umiltà e gratitudine, a celebrarti, cosa che dovrebbe fare ogni singolo africano, africana. Dovrebbero farlo altri popoli in tutto il mondo per quello che hai rappresentato, rappresenti e rappresenterai. Sono qui a dirti e a sottoporti i nostri fallimenti, come discendenti tuoi. Sono qui ad ammettere con vergogna che volutamente, per scelta di oscurantismo, rozzezza, barbarie, inettitudine e incapacità per gli uni, e analfabetismo, incompetenza, inesperienza, inabilità, inconsapevolezza, innocenza, ignoranza per gli altri. E mi chiedo da dove incominciare? Ubuntu!
Già l’Ubuntu! Non voglio credere nel fallimento dell’Ubuntu, se così fosse, equivarrebbe ad un suicidio collettivo tutti. Fintanto che ci sarà uno solo africano o africana (siamo in tanti nonostante il nostro continente continui ad avere sempre meno di un miliardo di abitanti) a ricordare la tua lotta contro l’apartheid, i tuoi principi, i tuoi anni di carcere con tentativi di umiliazioni dei signori dell’apartheid verso la tua persona ed i tuoi compagni di lotta. Ma il boia non sapeva che le persone integre (Thomas Sankara ne parlava) non possono essere umiliate perché le loro auree vanno oltre ogni forma di delegittimazione e de-umanizzazione.
L’uomo integro è un faro, è una luce, ed il suo colore è il giallo come la ricchezza. Come tuoi discenti stiamo fallendo, ad iniziare da coloro che detengono il potere, in Occidente e nei vari sud del mondo. Sarà una coincidenza, ma mentre scrivo questo pensiero che cosmicamente già stai vedendo, a mia volta vedo sulla tua pagina di twitter e, non hai mai smesso di parlarci, i morti non sono morti dunque, leggo quanto dicesti rivolgendoti ai nostri governanti: “Leaders will have to give clear & decisive leadership towards a world of tolerance & respect for difference, & an uncompromising commitment to peaceful solutions of conflicts & disputes”.
Incredibile ma appare che stiano facendo proprio il contrario della tua esortazione. Stiamo vivendo in un mondo dove continuano ad essere gli stessi (pochissimi a dire il vero) ad imporre le decisioni prese dall’alto ai sottoposti, in tutti gli ambiti.
Non m’intendo di politica politicante e cioè quella tesa alla sopraffazione dei pochi sui molti dove le singole persone, dove gli individui non vengono mai presi in considerazione tanto da farne un greggio sordo, muto e cieco trascinato secondo le maree. Stiamo diventando un gregge in cammino verso un mattatoio. Fuggiamo da guerre dei nostri despoti, dalla miseria (qui in Europa hanno coniato il termine migranti economici!).
Non ti sarà sfuggito lo svuotamento dell’Africa in corso: uomini, donne e bambini che un giorno si e l’altro anche spiaggiano come delle tartarughe, vivi o morti sembra non importare al tuo continente, pardon! Ai governanti della tua Africa. E a ben osservare sembra il frutto di diavolerie pianificate a tavolino. Vero è che siamo in piena era multimediale, internettiana, ma è impossibile che tutta quella massa di forze generative (donne), produttive (uomini e donne), speranzose (bambini) si concordi appuntamento in Libia e poi salpare per l’Europa? Non ci credo, e nemmeno tu Madiba!
Sono tutte persone sotto i trentacinque anni (mia valutazione per eccesso). Ad oggi, oltre duecentomila (valutazione per difetto) giacciono in fondo al mare, il Mar Mediterraneo. Morti che mai saranno ricordati come mai sono stati ricordati quegli altri morti nostri della prima deportazione dell’Umanità chiamata “La Traite des Nègres”, la Tratta dei Negri. È in atto la Tratta degli Esseri Umani del Terzo Millennio, del 21esimo secolo e nessuno dei leader delle grandi potenze, nessuno dei leader delle piccole potenze, si alza per dire: “Ora basta! Il troppo è troppo!”. I Leader a Sud del mondo, della tua Africa tacciono. Non vedono, non sentono e non parlano (Le famose tre scimmie). Non lo avresti mai pensato vero Nelson Rolihlahla Mandela, Rivoluzionario, Anti-apartheid, Politico e Filantropo Sudafricano, Africano! Ubuntu! I cosiddetti “trafficanti” di essere umani sembrano essere gli unici responsabili di questa maledetta odissea.
E la politica internazionale dov’è? Tace! Dov’è l’Ubuntu? Pur di ridicolizzarlo e svuotarlo di senso, l’hanno fatto diventare un sistema operativo di computer (hardware e software), trascinandolo via, lontano dal suo profondo significato primario e cioè la credenza in un legame di condivisione che unisce tutta l’umanità. A proposito di umanità forzata al cammino, Madida, credo che stiamo attraversando una era, concedimi il termine, diabolica, dove ogni singola azione dovrà essere osservata sotto una lente d’ingrandimento per meglio carpire i piani malefici che vi si celano. Di fronte a questo inusitato attraverso deserti e mari e foreste, credo che si possa parlare non solo dello svuotamento dell’Africa, iniziando, guarda caso dall’Africa occidentale, ma, e misuro le mie parole, della castrazione. Hai capito bene, castrazione di interi popoli. Castrazione in tutti i sensi. Negare ad un popolo l’accesso alle proprie ricchezze o partecipazione ad una equa distribuzione delle stesse è una castrazione economica. Negare ad un popolo intero l’accesso alla scolarizzazione prim’ancorché alla salute è una castrazione intellettuale. Negare a popoli interi la gestione della propria crescita demografica (vaccini imposti senza una valida dimostrazione scientifica della validità degli stessi) è una castrazione sociale ed antropologica, fosse possibile direi la peggiore.
Non sto a riportarti, O Madiba nostro, le dichiarazioni dei leader europei di fronte a questa fiumana che parte ben sapendo di poter non arrivare mai: un suicidio indotto. Fare prostituire le nostre donne sulle strade periferiche (fossero pure autostrade) del primo mondo la dice lunga sulla perversione degli intenti di coloro che detengono il potere. C’è anche chi pensa, Macron in Francia, che i popoli d’Africa abbiano bisogno di civiltà e sottolinea la validità di una entità che si chiama FrançAfrique (per denotare qualora non fosse chiaro, da una parte una nazione, la Francia, e dall’altra un continente, il potere da esercitare sulle sue ancora colonie). In sostanza e insomma, una missione civilizzatrice. C’è chi pensa e dice, Renzi in Italia, che “bisogna aiutarli a casa loro”. AIUTARE! Ma come si fa ad aiutare il continente più ricco in assoluto dove un mese si e l’altro pure vi si scoprono giacimenti di migliori petroli, diamanti, ori, coltan, l’uranio, e non dimentico le sue ricche terre e le foreste, per citarne solo alcune delle ricchezze. Vorrei chiudere la mia ode a te, Madiba, riproponendo quanto ricordatomi dal dottor Mathurin Tengueu, vero attivista, circa il pensiero di uno dei Padri dell’odierna Europa, il Kanzler Helmut Josef Michael Kohl, nato il 3 aprile aprile 1930 e deceduto il 16 giugno scorso: “Il ne serait question de laisser l’Afrique s’industrialiser. L’occident ne se laisserà plus surprendre une deuxième fois. L’Asie lui oppose une sérieuse concurrence aujourdhui parce que l’Occident avait été distrait face à son développement”. Tradotto il volgo suona un po’ così: Lasciare che l’Africa si industrializzi? Che una idea del genere non vi passi per la mente. L’Occidente non si lascerà più colto alla sprovvista per una seconda volta. L’Asia oggi gli (Occidente) oppone una seria concorrenza perché l’Occidente era stata distratta di fronte al suo sviluppo. Poco importa il contesto (pare nel 1987, parlando ad un cerchio ristrettissimo di amici) nel quale furono pronunciate queste parole ma una cosa resta certa: l’Occidente è coerente! Perciò, Nelson Mandela, nel giorno del tuo 99esimo compleanno sono qui a dire forte e chiaro che abbiamo infinitamente bisogno di Ubuntu e Panafricanità.
Geneviève Makaping
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