I lavori della nuova chiesa di via Arginone partono con 8 mesi di ritardo. La posa della prima pietra, programmata per gennaio, è slittata in autunno: l’Arcidiocesi di Ferrara spera di partire con il cantiere a settembre e di consegnare il nuovo luogo di culto ai fedeli ferraresi nel 2019.
Il complesso parrocchiale che sorgerà a fianco della parrocchia di San Giacomo, davanti alla rotonda, ha visto allungare i tempi di realizzazione per due motivi: uno strettamente progettuale e l’altro squisitamente ecclesiastico.
Ai necessari aggiornamenti al progetto dal punto di vista sismico, infatti, si è aggiunto l’imminente cambio alla guida della diocesi estense. Il vescovo Giancarlo Perego ha fatto il suo ingresso sabato in duomo e, dopo i primi impegni istituzionali, dovrà visionare le carte della chiesa dell’Arginone.
Non ci sarà bisogno della sua autorizzazione (quella l’ha già rilasciata il vescovo uscente Luigi Negri) ma “visto che dovrà metterci la faccia – spiega don Stefano Zanella, direttore dell’ufficio tecnico e beni culturali della Diocesi – abbiamo ritenuto doveroso far vedere il progetto a Perego prima di partire coi lavori”.
“Attualmente siamo in fase di gara, una gara privata scomposta in 4 ambiti: edile, impiantistica, copertura in legno e infissi, che coinvolgerà tantissime aziende perché per ogni settore abbiamo invitato una decina di ditte – illustra don Zanella – mentre i finanziamenti arriveranno man mano, in base allo stato di avanzamento dell’intervento”. Un’operazione da 3,3 milioni, finanziati al 75% dalla Conferenza Episcopale Italiana tramite l’Otto per Mille e il restante 25% suddiviso tra Arcidiocesi e parrocchia che hanno vinto il bando di edilizia di culto del Cei.
La vera novità della chiesa – dotata di canonica, oratorio e saloni multifunzionali per un totale di 800 mq coperti da un tetto in legno a forma di onda – sarà il campanile. “Stiamo finendo la progettazione del campanile in collaborazione con l’associazione Campanari Ferraresi – conferma il direttore dell’ufficio tecnico – ma l’idea di fondo è creare un castello di campane visibile da terra, a 2-3 metri d’altezza, che possa portare il suono in alto, magari fino a 15 metri. Sarebbe la prima struttura di questo tipo a Ferrara e nell’intero panorama italiana”.
Se la torre campanaria rappresenta “il segno distintivo della chiesa, il luogo di richiamo dei fedeli”, la preoccupazione di monsignor Negri è che l’audace struttura venga definita un “ecomostro”. Ma da cosa deriva questa paura? “Le chiese contemporanee hanno difficoltà di lettura – replica don Zanella -. Da 2mila anni siamo abituati ai canoni del romanico, del gotico, delle basiliche classiche insomma, mentre ora non ci sono più archetipi e quindi gli edifici hanno bisogno di essere ‘digeriti’. L’importante è che l’architettura parli il linguaggio della fede ed assolva al suo compito: essere un luogo di culto e preghiera per tutti i fedeli”.
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