Attualità
20 Maggio 2017
Nel 2016 accolte dal Centro Donna Giustizia 255 vittime, 20 in più rispetto al 2015

Abusi sulle donne, a Ferrara almeno due ogni tre giorni

di Redazione | 3 min

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Oltre duecento persone al corteo organizzato dal centro sociale La Resistenza. Dal parco Coletta a piazza Castello studenti e lavoratori di ogni età hanno intonato insieme “Bella Ciao” e altri canti antifascisti.

25Aprile. “La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare”

“La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni, e che auguro a voi di non sentire mai”. 

È con le parole di Piero Calamandrei – tra i padri fondatori della Costituzione – che il sindaco Alan Fabbri apre il suo intervento durante la celebrazione del 25 aprile, dopo l’alzabandiera e il picchetto d’onore. 

di Simone Pesci

Il Centro Donna Giustizia traccia il bilancio del 2016, un anno fatto di luci e ombre per questo ente preposto ad occuparsi di qualsiasi problema inerente le donne, dai quelli economici, a quelli di lavoro oppure le tristemente sempre più frequenti violenze a loro carico.

Presente a questa assemblea pubblica anche l’assessore ai Servizi della Persona Chiara Sapigni, invitata dalla presidente del Centro Donna Giustizia Paola Castagnotto, che ha voluto esprimere la sua gratitudine nei confronti di una realtà, “quella del Cdg, che è fortemente attiva sul territorio e tiene presente la tutela delle donne, nello specifico quelle più disagiate, e questo in particolare è un obiettivo comune di tutti”.

Il Cdg è infatti un valido appoggio a tutte quelle donne che si perdono lungo le difficoltà della vita, dedicando a una serie di servizi – colloqui; psicologi; sportelli che aiutano le persone in caso di mancanza di lavoro; accoglienza; seminari e confronti- validi e concreti. Secondo la presidente Paola Castagnotto uno dei fattori più significativi è legato alla creazione di “stereotipi che normalizzano situazioni negative, come la violenza che non è considerata fino a quando non è accompagnata da episodi plateali”, e anche i “media, in questo ci mettono del loro”.

Il report dell’anno 2016 redatto dal Cdg è piuttosto eloquente sul tema degli abusi subìti dalle donne: 255 sono state accolte nel centro, 20 in più rispetto al 2015; le italiane crescono da 141 a 163. La tematica del lavoro è una di quelle ferite che sanguina di più: “Molte donne hanno paura di confessare ciò che subiscono perché non sono economicamente autonome a sufficienza” denuncia Castagnotto, nel spiegare che nei casi di violenza domestica “il lavoro è un tema centrale, perché è la strada che permette di lavorare sulle donne che tengono ad isolarsi dal resto del mondo perché il violentatore col quale vivono ha un reddito, il loro timore principale è quello di ritrovarsi senza niente”. Delle 255 donne che si sono rivolte al Centro nel 2016 infatti, 247 hanno subito una violenza ma solo il 50% di loro ha un’occupazione. Il 34% di loro sono disoccupate e 42 dicono di non avere un lavoro, o di averlo perso, proprio a causa delle violenze.

Il 41% di chi viene violentata ha un reddito sufficiente, il 28% insufficiente, il 16% non ha reddito e il 12% non hanno né reddito né possono contare sul sostegno da parte di persone vicine. Rispetto al 2015 anche questo grave problema sociale è purtroppo in leggero aumento.

A tutte loro si rivolge il Centro Donna Giustizia, che invita chi è in difficoltà a non emarginarsi ma cercare un dialogo, un appoggio o un sostegno nelle persone più vicine e nel proprio centro.

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