Eventi e cultura
4 Maggio 2017
Circuito museale. L’intervento di Ranieri Varese, direttore del Dipartimento di Scienze Storiche di Unife

‘Ferrara città d’arte e di cultura’ vano contenitore di frammenti

di Redazione | 4 min

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di Ranieri Varese

In questo ultimo periodo sono apparsi, nella stampa locale, numerosi interventi relativi allo stato dei musei ferraresi. Le proposte e le decisioni della amministrazione civica e di quella statale hanno suscitato osservazioni e commenti: dallo spostamento della Pinacoteca e del Museo del Risorgimento e della Resistenza, all’intervento sul complesso Massari, a possibili iniziative espositive e depositi di opere.

L’ultima notizia, poi rientrata, è quella di ancor maggiori limitazione alla apertura della Pinacoteca, già accessibile con orari penalizzanti e ridotti.

Le soluzioni e le risposte sono, volta per volta, parziali e limitate. I problemi vengono spostati nel tempo e, nel tempo, continuano a riproporsi.

L’errore che, mi pare, tutti commettono è quello di non affrontare la situazione nella sua generale complessità ma, invece, perdersi nei casi particolari. La formula ‘Ferrara città d’arte e di cultura’ rischia di essere vano contenitore di frammenti che non coincidono fra loro.

Una delle difficoltà che si è costretti ad affrontare è la gestione di un patrimonio museale del quale sono responsabili amministrazioni diverse che faticano ad incontrarsi, che preferiscono rapporti bilaterali e così ostacolano la costruzione un quadro generale.

La legislazione regionale indica la via del ‘sistema’ per trovare soluzione a problemi che non sono solo ferraresi; le associazioni da tempo hanno fatto proposte concrete ma non vi è stata risposta da parte delle istituzioni.

Una miopia politica che non riesce ad utilizzare gli strumenti e gli incentivi esistenti e ad organizzare una offerta generale che tenga conto delle richieste del turismo e che, nello stesso tempo, prepari quei momenti di conoscenza e di diffusione che debbono allargare la platea degli interventi e predisporre nuovi centri di interesse.

In passato è stata avanzata la proposta di percorsi tematici che comprendessero tutta la città: una integrazione fra musei, spazi urbani, chiese e monumenti che comprendeva la Ferrara medievale, quella rinascimentale, quella sei-settecentesca, sino all’otto e novecento.

Un progetto impegnativo e a lungo termine; da nessuno raccolto.

Esiste una opacità delle amministrazioni, o una incapacità a pensare questi temi, che viene alla luce quando emergono criticità non rimandabili.

Ad esempio non vi è dubbio che il Museo del Risorgimento e della Resistenza sia collocato in una sede infelice, angusta e non adatta, così come, concettualmente, il collegamento con le Associazioni d’Arma, e non solo, dovrebbe essere naturale e costante.

Si presume che l’Amministrazione che fa la proposta abbia prima sentito le associazioni, i propri funzionari, abbia verificato le strutture, il loro essere a norma, abbia quantificato i metri quadrati necessari per la esposizione, gli spazi didattici, i depositi e i servizi, abbia fatto una analisi dei costi sia per gli interventi che per la gestione. Abbia coinvolto l’Università e le competenze specifiche.

Pare che tutto questo non sia avvenuto; che fautori e oppositori si esprimano senza avere nozione di tutto ciò: prevalgono ragioni ideologiche? O è solo chiacchericcio?

In modo analogo pare sia stato affrontato il tema -è anche problema- dello spostamento della Pinacoteca. Ad una indicazione di estrema genericità, solo un titolo, non è seguita nessuna indicazione concreta. Su un argomento così importante la città non è stata informata.

Tutto è stato già deciso? Esiste un progetto di fattibilità? Quali sono le ragioni che inducono al trasferimento? Perchè non si parla di costi, di allestimenti, di servizi? Gli spazi sono a norma? Se non lo sono quale è la spesa e quali sono i tempi per renderli agibili? Quale è il destino di Palazzo dei Diamanti?

Molto altro si potrebbe aggiungere. Mi limito a osservare che il quadrivio potrebbe essere rilanciato disponendo le raccolte fra Palazzo dei Diamanti e Palazzo Prosperi Sacrati; l’attuale Caserma della polizia potrebbe divenire una efficiente e razionale sede per le esposizioni temporanee. A Palazzo Di Bagno l’Università potrebbe concentrare le raccolte scientifiche, già in parte collocate, e continuare una attività di mostre dedicate a quella cultura troppo trascurata.

Sono argomenti reali, con i quali ci si dovrà confrontare, comportano una analisi costi benefici, una previsione di tempi: perchè non vengono riconosciuti? Perché non si inizia un percorso, certamente lungo ma ricco di prospettive?

Spazio viene dato, senza sia accompagnato da dati che consentano una valutazione, a proposizioni estemporanee, e costose. Aleggia la proposta di esposizione della collezione Sgarbi, come è avvenuto in altre città. A Trieste è costata 165 mila euro, pagati dal Comune più un contributo consistente della locale Cassa di Risparmio. Un eventuale rientro dagli incassi della biglietteria avverrà solo superati i 180mila euro; tutto il ricavato precedente va alla società organizzatrice così come per la vendita del catalogo; sarà così anche a Ferrara? Il collezionista propone di depositare la raccolta in Castello: quali sono le condizioni? Se lo spinge un disinteressato amore per la città perché non fa una donazione senza oneri destinando le opere alla Pinacoteca Nazionale che in Castello, pare, troverà sede?

Questi sono solo alcuni dei temi che dovrebbero essere affrontati, a cominciare dalla istituzione del sistema museale. Sarà capace la nostra classe politica, maggioranza e opposizione, di avvertirne l’esistenza? O vorrà rendersi degna del personaggio e riconoscersi nelle parole di Sgarbi: “Il denaro è carta che brucia; l’arte è spirito e vita.” (Il Piccolo 5 aprile 2017).

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