Economia e Lavoro
20 Marzo 2017
Dura critica di Urban (Ascom): «Se pensano che si trasformino in contratti a tempo indeterminato sono degli illusi»

«Sui voucher il Governo si è piegato alla demagogia Cgil»

di Daniele Oppo | 3 min

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Davide Urban

L’abolizione repentina dei voucher da parte del governo Gentiloni per evitare il referendum proposto dalla Cgil fa discutere anche a Ferrara. E se da una parte il sindacato canta vittoria ed è deciso ad andare avanti, dall’altra, Davide Urban, direttore di Ascom Ferrara, è fortemente critico.

«Il governo – afferma Urban – si è piegato alla battaglia ideologica e demagogica della Cgil. Ho sentito cosa ha detto Susanna Camusso e penso che viva fuori dal mondo: la stagione turistica sta partendo e se pensano che i voucher si trasformino in contratti a tempo indeterminato sono degli illusi. Vorrei ricordargli che siamo nel 2017, non più nel 1977, il mondo del lavoro è cambiato».

I voucher erano stati introdotti dalla cosiddetta “Legge Biagi” nel 2003 con l’intento di regolare e far emergere alcune prestazioni di lavoro accessorio svolte soprattutto da pensionati, studenti e collaboratori domestici, e nel 2012 la loro possibilità di impiego era stata estesa con la ‘riforma Fornero’, però con dei limiti: 5mila euro complessivi in un anno da tutti i datori di lavoro e 2mila dallo stesso datore. Secondo i dati Inps riferiti al 2016, sono stati acquistati voucher per oltre 130 milioni di ore per un equivalente di circa 60mila lavoratori e dello 0,23% del costo del lavoro totale. Il 2016 è stato l’anno del boom, ma da ottobre l’impennata ha iniziato a frenare e gli acquisti si sono normalizzati con l’introduzione del correttivo della tracciabilità.

Sul versante delle imprese, soprattutto quelle del terziario, i voucher, anche con i nuovi limiti, erano «utilissimi per il settore dell’accoglienza e della ristorazione, che hanno picchi di lavoro nel fine settimana: la retribuzione viene fuori solo se le imprese guadagnano – ricorda il direttore Ascom -, toglierli è contro l’interesse di chi fa impresa. I ristoratori e i bar della riviera che lavorano solo il fine settimana cosa dovrebbero fare?». Per questo, «il provvedimento del governo è sbagliato anche per il periodo in cui è stato preso, il turismo inizia ora, è una cosa gravissima, così non funziona e arriva in un momento non facile per le imprese a cui, peraltro, sono stati aggiunti sei adempi in più da affrontare».

E se la battaglia è nata anche dall’impiego distorto dei voucher per nascondere più ore lavorative effettive, il modo in cui è terminata non soddisfa Urban: «Nessuno nega che ci sia stato anche un impiego distorto, ma la stragrande maggioranza degli imprenditori lavora correttamente e non li si può punire con la demagogia. C’erano già dei limiti, si sarebbero potuti ampliare e si sarebbero potuti fare più controlli, anche perché c’è una tracciabilità».

Il futuro, almeno quello più prossimo, nonostante la validità dei voucher dovrebbe essere confermata per tutto l’anno in corso, sarà comunque fatto di altri contratti che già in passato non hanno brillato nella lotta al sommerso: «Adesso ci attrezzeremo con contratti a chiamata o occasionali, ma sono più costosi – spiega Urban -. Solo venerdì, alla notizia dell’abolizione dei voucher, ho attivato trenta contratti a chiamati che costano il 40% in più perché serve un intermediario. Proveremo a semplificare le procedure per abbattere i costi, ma rimane il fatto che alle imprese è stato tolto uno strumento di flessibilità».

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