Attualità
18 Marzo 2017
Apre in via Borgo Leoni la sede amministrativa dell’associazione nazionale per la paternità

La voce dei padri separati trova sede anche a Ferrara

di Redazione | 4 min

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“Dai tempi in cui le donne erano considerate sottocategorie sono stati fatti parecchi passi avanti: con gli anni del femminismo c’è stato un recupero della dignità della donna con traguardi ad oggi visibili. Ma c’è stata un’altra trasformazione nella nostra recente ‘era social’: quella della fragilità e della debolezza, unitamente alla demonizzazione del maschile. Dai tempi dei tempi nella coppia si litiga, ma una volta si sapeva come riunirsi, perché separati si era persi, dal punto di vista pratico e affettivo. Oggi i social ci insegnano che una famiglia può funzionare anche divisa, allargata o monogenitoriale. E ci si arrende alla prima difficoltà, perdendo ogni tenacia e forza psicologica”.

Questo realistico scenario, illustrato dal coordinatore del comitato scientifico Paolo Ranieri, fa da sfondo all’opera di Aps (Associazione Padri Separati), che dal ‘91 si occupa della tutela della paternità in tutta Italia e da oggi ha voce anche a Ferrara. Con la sua nuova sede amministrativa di via Borgo Leoni 76/a, Aps allarga il raggio affinché “ad ogni figlio sia assicurato il diritto alla bigenitorialità”, offrendo servizi gratuiti di consulenza legale e psicologica a tutti quei padri che affrontano il dramma della separazione coniugale e, quasi sempre conseguentemente, quella dai propri figli.

Se infatti numerosi traguardi sono stati raggiunti “con i percorsi rosa, ai quali tante donne in difficoltà e vittime di violenza possono fare affidamento”, non si può dire lo stesso per tutti quei casi di violenza ‘al femminile’, o, come nel caso della recente sentenza pubblicata dal gip Silvia Marini, di violenza inesistente. “Proprio l’anno scorso – racconta l’avvocato Angela Natati – un padre è stato rinviato a giudizio per aver maltrattato la moglie, che lo ha denunciato per problemi psicologici a monte di presunti comportamenti violenti. La relazione durava dagli anni ’90, e soltanto nel 2010 l’uomo avrebbe cominciato a manifestare tali comportamenti, di cui soltanto la moglie ha reso testimonianza”.

“Si è chiaramente trattato di una degenerazione della coppia – prosegue l’avvocato – che non si inserisce nel patologico e determina l’assoluzione del padre. Questa querela però, usata dalla donna come mezzo per escludere il prima possibile il marito dalla propria vita, l’ha escluso anche da quella del figlio tredicenne, che ha potuto vedere soltanto tramite incontri protetti (dopo l’inevitabile attivazione dei servizi sociali) incrinandone irrimediabilmente il rapporto. Questo è tra gli esempi più gravi di quelli che vediamo tutti i giorni, ognuno dei quali presenta un’infinità di ripercussioni, dallo psicologico al sociale, su ogni componente della famiglia”.

Approfittarsi della violenza maschile come scusa “è certamente un modo per perpetrare la violenza stessa – aggiunge Paolo Raneri – perché se per nove giorni ti danno del maiale, il decimo giorno va a finire che grugnisci”. E’ in quest’ottica che Aps riconosce la parità delle persone indipendentemente dai giudizi di genere: a Ferrara si può già contare sulla consulenza 7 giorni su 7 tramite gli sportelli per urgenze (328 6655663) e Pronto Papà (348 5105103 oppure 349 7220768). Il progetto dell’accoglienza è invece attivo a Padova, Mestre, Bolzano e Bologna, dove i padri in difficoltà economica possono tamponare i primi momenti della separazione tramite il co-housing: si tratta cioè di case – di proprietà del comune oppure di privati – messe a disposizione “per una durata che va dai sei mesi a un anno, anche per non favorire l’adagiarsi psicologico dell’utente e non ostacolarlo nella spinta a rimettersi in piedi”.

“Il sostegno delle associazioni – conclude l’assessore Chiara Sapigni – e quindi la condivisione di una problematica fra persone, è una cosa insostituibile, che non ha prezzo. Per questo tutte le associazioni a tutela delle persone, che siano uomini o donne, devono parlare la stessa lingua. La cultura mammocentrica ci ha indubbiamente penalizzato, e allora dobbiamo ricostruire la cultura al rispetto e all’affettività, a partire dall’educazione. Per prevenire la fragilità delle famiglie odierne bisogna reimparare a conoscersi a livello profondo, trasmetterlo ai propri figli e nelle scuole, e ad essere psicologicamente tanto forti da saper gestire la relazione con l’altro”.

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