Cronaca
16 Marzo 2017
L’imprenditore ferrarese confessò di aver ucciso l’agente commerciale Enzo Sancovich

Omicidio per debiti, chiesti 30 anni per Renato Rossi

di Redazione | 2 min

Leggi anche

Sentenza Fiera. La Procura ricorre in Appello

Dopo la sentenza di primo grado con cui il gup Carlo Negri del tribunale Ferrara ha pronunciato l'assoluzione per i cinque accusati per le presunte tangenti tra i padiglioni della Fiera, nei giorni scorsi, la Procura ha deciso di ricorrere alla Corte d'Appello di Bologna per quanto riguarda la posizione dell'ex presidente Filippo Parisini, inizialmente prosciolto dal giudice dopo la richiesta di rinvio a giudizio, chiedendo ai giudici bolognesi di disporne il rinvio a giudizio

Donazioni Covid, il Comune “ammette” di essersi tenuto i soldi

E' una replica che assomiglia molto a un'ammissione di colpa, quella che il Comune di Ferrara, attraverso il direttore generale Sandro Mazzatorta, invia come 'rettifica' al nostro quotidiano dopo l'inchiesta sui soldi dei ferraresi destinati all'emergenza Covid per l'ospedale di Cona. E' una nota nella quale, volontariamente o meno, il Comune conferma di essersi trattenuto il denaro delle donazioni

Il pubblico ministero Roberto Piccione ha chiesto 30 anni di condanna, il massimo consentito in rito abbreviato, per Renato Rossi. L’imprenditore ferrarese di 68 anni, residente da anni a Martellago, nel Veneziano, aveva confessato di aver ucciso Enzo Sancovich, il 62enne di Rubano agente commerciale della Moncler con cui aveva dei debiti.

L’omicidio risale al 1° febbraio 2016 e avvenne a Piombino Dese, in provincia di Padova. Rossi, unico imputato, è in carcere da allora con l’accusa di aver freddato Sancovich con tre colpi alla testa. I due si conoscevano bene per motivi di lavoro: l’imprenditore ferrarese era titolare della Duerre Progetto Moda, a Piove di Sacco, e doveva alla vittima 16mila euro.

La sera del delitto forse doveva essere il momento del saldo del debito. E invece Sancovich non ebbe nemmeno il tempo di reagire. I carabinieri lo troveranno ancora seduto al posto di guida con la cintura di sicurezza allacciata. Gli spari – due proiettili sparati da una Walther P38 calibro 9 – sono partiti a bruciapelo, da una distanza di 30 centimetri. Rossi (che si era portato dietro anche un cambio di vestito), messo alle strette, confessò l’omicidio puntando sulla legittima difesa.

Contro di lui gli investigatori avevano i tabulati del telefono. I due si erano sentiti poco prima dell’omicidio per mettersi d’accordo sul luogo di ritrovo.

Ora la pubblica accusa chiede 30 anni per omicidio premeditato aggravato da futili motivi, minorata difesa della vittima e porto abusivo della pistola.

Grazie per aver letto questo articolo...
Da 18 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.

 

OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:

Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com