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di Federica Pezzoli
Occhiobello. Per il penultimo appuntamento della stagione, venerdì 17 febbraio al teatro comunale di Occhiobello è andato in scena “I conigli non hanno le ali”, scritto e diretto da Paolo Civati, e interpretato da Francesca Ciocchetti e Cristian Giammarini.
Lucas, dieci anni, primogenito di Richard e Marianne, lancia dalla finestra il suo coniglietto dopo avergli fatto indossare le sue mutande con la S di Superman. Quel povero animale, batuffolo delicato e indifeso, è l’emblema della famiglia che i genitori hanno immaginato quando hanno deciso di sposarsi.
Un progetto fragile, cui sacrificare mano a mano piccole dosi di se stessi nel nome di un non meglio precisato amore, per scoprire alla fine che la convinzione di essere speciali, unici, diversi da tutti gli altri è scomparsa e al suo posto è rimasta la normalità di una casa con giardino e un lavoro sicuro, ma ordinario: due persone che si forzano per stare insieme perché “ormai è così”.
Sulla scena ascoltiamo il crescere di questa subdola frustrazione e percepiamo una violenza strisciante, nei gesti, nelle considerazioni, negli atteggiamenti, nel modo di discutere e rinfacciarsi piccoli compromessi e brandelli di vita. Le vittime, come purtroppo spesso accade in questi casi, sono i figli, Lucas e Sara, costretti a “respirare” il disagio della vita famigliare fra le mura domestiche: l’aggressività e il disprezzo di uno e l’ingordigia dell’altra sono una richiesta d’attenzione che i genitori non capiscono o non vogliono capire. Infine, in un attimo, uno qualunque e nello stesso tempo l’ennesimo di una lunga serie, la violenza silente, esplode all’esterno, improvvisa, ma non imprevedibile.
“Con questo testo io, Francesca e Cristian abbiamo cercato di scandagliare quell’attimo, cosa nasconde, cosa può succedere dentro una coppia all’apparenza normale, quali tasselli saltano”, ha spiegato Civati nell’incontro con il pubblico al termine dello spettacolo.
La narrazione avviene senza riferimenti temporali precisi, in un presente interrotto da flashback, recitati o sonori, sulla vita della coppia, segnalati da sapienti cambi di luce, e i vari passaggi sono collegati dalle musiche originali di Valerio Camporini Faggioni, mai scontate o invasive. Tutto avviene in una scena vuota e tetra: sul palco lo spazio d’azione degli interpreti è delimitato da una serie di calici nei quali per tutta la durata dello spettacolo cadono dall’alto gocce d’acqua, simbolo forse della monotonia della vita dei protagonisti o di esistenze che fanno acqua da ogni parte, forse dell’incedere del tempo o di quei tanti piccoli episodi quotidiani che, goccia dopo goccia, fanno perdere il controllo.
Ottima prova dei due interpreti in scena, Francesca Ciocchetti e Cristian Giammarini, capaci di rendere i loro personaggi duri e fragili, innamorati e soli, allo stesso tempo. Con “I conigli non hanno le ali” Civati si interroga, senza trovare risposte univoche e senza dare troppo facili giudizi, la difficoltà di (questi) genitori. Più che sviluppare i temi della genitorialità e delle relazioni di coppia, lancia al pubblico spunti di riflessione perché se ne percepisca la complessità.
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