Ostellato
16 Gennaio 2017
Inquietante episodio nel Circondariale di Ostellato. La vittima: "L'hobby della pesca è diventato pericoloso per l'incolumità degli appassionati"

Bracconieri minacciano pescatore disabile

di Redazione | 3 min

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Ostellato. I bracconieri della pesca si fanno sempre più aggressivi arrivando, ancora una volta, a intimidire semplici appassionati pescatori ‘rei’ di trovarsi a praticare il proprio hobby in una delle zone che i pescatori frodo hanno eletto a propria ‘riserva personale’.

Lo fanno senza remore e senza guardare in faccia a nessuno. È accaduto così che a Ostellato, nel canale Circondariale, due “loschi individui” abbiano minacciato un portatore di handicap con la passione per la pesca, intimandogli di “far su le canne” e andarsene. A riferire dell’episodio è la stessa vittima, G.F., appassionato della tecnica del carpfishing, che ha scritto a Estense.com aggiungendo un appello alle istituzioni e chiedendo di far luce su questi inquietanti episodi.

“E’ da tempo oramai – dice – che si vedono loschi individui aggirarsi sugli argini al buio, in barca, o a riva, una volta ho ricevuto un intimidazione da parte di due loschi individui stranieri e, poiché ero da solo, sono dovuto tornare a casa, con molta rabbia e risentimento. Oggi trascorrere il weekend con la tendina e le canne da pesca è diventato rischioso per l’incolumità di chi frequenta queste acque, soprattutto di notte. Credo che la situazione stia diventando intollerabile: è possibile che un pescatore come me, debba avere paura di praticare il proprio hobby in serenità in uno dei canali più belli d’Italia? Il Circondariale sta cambiando, la gente non lo frequenta più, e io non posso assistere silenzioso a questa distruzione. Chiedo pertanto che si cerchi di fare luce su cosa vogliano questi loschi individui? Cosa c’è dietro la loro attività? Quanto è esteso il danno che hanno causato all’habitat acquatico? Sono un pescatore, amo la mia passione e il mio territorio, ma sulle sponde mi sento quanto mai solo, senza alcuna tutela”.

Il fenomeno del bracconaggio nella pesca è conosciuto da tempo e la sua crescita esponenziale sta producendo danni ben noti alla nostra fauna ittica e all’ecosistema. L’attività di contrasto a tale attività illecita, in grande parte effettuata da rumeni e cittadini dell’est Europa, purtroppo si scontra con due problemi: la mancanza di interventi legislativi e il ridotto numero di personale in proporzione alla dimensione assunta dal fenomeno. “Nella nostra provincia – spiega il comandante della Polizia provinciale, Claudio Castagnoli – ci sono ben 4mila chilometri di canali, mentre noi abbiamo poche persone a disposizione per gli interventi e i controlli. Il fatto che qualcuno ora voglia organizzare gruppi di “giustizieri fai da te” è una grande assurdità, ma è anche un segnale di un mancato intervento legislativo per risolvere un problema che esiste e ha proporzioni consistenti: il bracconaggio è fatto da gente organizzata, numerosa, che con la pesca di frodo guadagna molto denaro. Si tratta di vampiri, che agiscono col buio e di giorno praticamente scompaiono”.

Nonostante l’encomiabile impegno degli agenti della Polizia provinciale, coadiuvati spesso da volontari, la sproporzione fra le forze in campo sembra essere evidente, ed è sottolineata da Castagnoli con un’efficace metafora: “E’ come se San Marino avesse dichiarato guerra agli Usa: la vedrei dura”.

Resta il fatto che la lotta al bracconaggio nella pesca non è certo interrotta e che le istituzioni non si sono arrese, soprattutto di fronte a episodi inquietanti come quello capitato recentemente al pescatore portatore di handicap. “Serve – conclude Castagnoli – coordinare sempre più le azioni di contrasto e spingere per interventi legislativi dall’alto”.

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