Cento
16 Dicembre 2016
La vittima gravemente ferita morì dopo cinque giorni di agonia, Grumeza piange alla lettura del dispositivo

Trent’anni a chi massacrò Cloe Govoni

di Daniele Oppo | 4 min

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Florin Constantin Grumeza, e Leonard Veissel

Florin Constantin Grumeza e Leonard Veissel

Renazzo. Condanna a 30 anni. È la sentenza del gup Piera Tassoni a carico di Leonard Veissel e Florin Constantin Grumeza per l’omicidio di Cloe Govoni, la pensionata 84enne di Renazzo, picchiata senza pietà durante una rapina nella propria abitazione, in cui fu violentemente malmenata anche la cognata 53enne, Maria Humeniuc.

Il pubblico ministero Ciro Alberto Savino aveva chiesto per entrambi l’ergastolo per i reati di omicidio aggravato, tentato omicidio aggravato (nei confronti della Humeniuc) e rapina aggravata, mentre le difese avevano chiesto la derubricazione delle imputazioni in omicidio preterintenzionale, lesioni gravissime e il minimo della pena per la rapina.

Alla fine l’entità della condanna tiene conto del rito premiale, che concede uno sconto di un terzo della pena comminata. Veissel e Grumeza sono stati condannati anche a risarcire la signora Humeniuc con la provvisionale fissata a 60mila euro, il figlio di Cloe Govoni (provvisionale anche in questo caso di 60mila euro) e il Comune di Cento, costituitosi parte civile tramite l’avvocato Rita Gavioli, con provvisionale stabilita in 15mila euro.

I due il 6 novembre del 2015 entrarono in casa della signora Govoni, scatenarono la loro furia contro le due donne e uscirono con un bottino da 90 euro e un pugno di preziosi. Cloe Govoni rimase ferita in modo letale. La morte sopravvenne dopo cinque giorni di agonia in ospedale.

Durante tutto il procedimento Leonard Veissel e Florin Constantin Grumeza (difesi rispettivamente dagli avvocati Fabio Chiarini ed Milena Catozzi) si sono rimpallati le responsabilità per l’omicidio dell’anziana e il tentato omicidio della Humeniuc. Grumeza nel corso dell’udienza di fine novembre ha anche tentato di chiedere scusa, ma la scuse sono state rispedite al mittente dall’avvocato delle famiglia, Salvatore Mirabile. Veissel ha sostenuto di non essere neppure entrato in casa.

Durante l’udienza conclusiva Grumeza ha consegnato una lettera al giudice in cui afferma che quel giorno pensava si trattasse solo di un furto, spiegando i continui cambi di versione perché Veissel avrebbe minacciato di fare del male alla sua famiglia.

“Sono soddisfatto – commenta l’avvocato Mirabile -, anche l’ultima difesa è stata un tentativo di arrampicarsi sugli specchi”. Qualche recriminazione viene espressa dall’avvocato Chiarini (difensore di Veissel) per l’andamento del processo, con i continui cambi di difesa e versione del coimputato: “Confidiamo adesso nelle attenuanti generiche e in una minima riduzione in appello”.

“C’è amarezza perché non è stata capita la differenza di personalità tra i due imputati – afferma all’uscita dall’aula l’avvocato Milena Catozzi, che ha difeso Grumeza e lo ha visto piangere alla lettura del dispositivo -. Non è stata apprezzata la volontà di ricostruire la verità storica del fatto, lui era consapevole della complessità e della gravità della propria posizione, quello che ha letto oggi non era per scagionarsi ma per ristabilire la verità. È una pena sproporzionata rispetto alla condotta, ma attendiamo le motivazioni (a 90 giorni, ndr)”.

“Speriamo che questa sentenza possa essere di monito”, commenta l’avvocato Gavioli che ha rappresentato il Comune di Cento.

“Non desidero esprimere ‘soddisfazione’ – afferma a poche ore di distanza dalla condanna il sindaco di Cento, Fabrizio Toselli – poiché mi sembra questa una parola inadeguata a una circostanza che ha visto una vita perduta e delle esistenze segnate per sempre. E francamente tutto ciò non potrà mai essere ripagato e riparato. Mi soffermo unicamente a commentare il riconoscimento del danno al Comune di Cento per questo efferato reato. Credo che tale risultato sia portatore di un messaggio preciso: l’istituzione, che ha il diritto-dovere di garantire la collettività, vuole essere presente e tutelare i propri cittadini. È stato infatti riconosciuto come il terribile atto commesso abbia offeso, non solo chi lo tragicamente subito, ma l’intera comunità, che ne è rimasta scossa e ha visto ledere il senso di sicurezza che dovrebbe essere principio ed elemento inviolabile in un Paese libero. Rinnovo la vicinanza a chi ha dovuto subire un atto di così grande violenza – conclude Toselli – e il ringraziamento a quanti si sono adoperati perché venisse punito”.

La storia della rapina, del massacro delle due donne e della morte di Cloe Govoni provocò molte reazioni politiche sul tema della sicurezza e alla comunità centese arrivò anche il cordoglio e il sostegno del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, nella sua breve visita ferrarese, ebbe un colloquio a parte con l’allora sindaco Piero Lodi

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