Spettacoli
12 Dicembre 2016
Intervista a Silvia Zaniboni. La giovane musicista ci parla del progetto che fonde cultura classica e cultura pop

Una chitarrista ferrarese da Bobby Solo ai Pink Floyd

di Redazione | 8 min

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bobby-solo-e-silvia-zaniboni-estensedi Federica Pezzoli

Classe 1993, prende in mano la chitarra a 11 anni e due anni dopo è sul palco per esibirsi dal vivo. È Silvia Zaniboni, giovane chitarrista ferrarese, che dal 2014 – a soli 21 anni – suona al fianco di Bobby Solo, nei live e nello studio di registrazione, realizzando con lui due album. “È quella nipote-musicista che nella mia vasta famiglia non ho avuto”, ha confessato affettuosamente Bobby Solo, che di Silvia elogia non solo la tecnica sopraffina, ma soprattutto l’istinto, la capacità innata di capire le sue improvvisazioni. Il loro sodalizio artistico è nato quasi per caso alla trasmissione Roxy Bar di Red Ronnie: da un camerino Solo ha sentito suonare una scala di chitarra ed è rimasto stupito dalla bravura di Silvia nel suonare il blues.

Silvia però ha anche un’altra passione, il rock dei Pink Floyd, tanto da farli diventare i protagonisti della propria tesina di maturità. La prima volta che li ha sentiti era piccola, stava tornando dal mare in macchina con lo zio: “Quel suono mi ha affascinato e le parole, tradotte da mio zio, avevano un significato profondo. Potrei farti un’analisi molto razionale sul perché li adoro e li ritengo una delle migliori band di sempre, come musica, come testi, come concezione delle opere, ma quando si parla di musica la cosa fondamentale è l’emozione e le vibrazioni che ti trasmette sul momento”.

Ecco perché Silvia ha deciso di prendere parte a un progetto molto particolare: la traduzione dei testi dei Pink Floyd in latino. Ora a questo progetto sta nascendo un album, con la partecipazione anche di Andrea Poltronieri, e nel cinquecentenario della prima pubblicazione dell’Orlando Furioso lei e gli altri hanno trovato il modo di far dialogare i Pink Floyd persino con le ottave di Ariosto. L’appuntamento è per il 21 dicembre alla Sala Estense.

Silvia tutto è partito dalla tua tesina di maturità: hai trovato collegamenti fra i testi dei Pink Floyd e molti altri autori, da Seneca a Orazio, da Ludovico Ariosto a George Orwell. Vuoi parlarci un po’ di come ti è venuto in mente un lavoro così originale?

Dunque, devo fare una premessa: da sempre mi immaginavo che da grande avrei vissuto sui palchi, ma nonostante la mia idea fosse già chiaramente delineata, ho scelto un percorso di studi apparentemente estraneo: il liceo scientifico Roiti, in particolare il corso Pni (Piano nazionale informatica) Beni Culturali. È stato difficile portare avanti un liceo così impegnativo in concomitanza con la musica: ero affascinata da tutto ciò che studiavo e capivo l’importanza di conoscere, di acquisire un rigore e una certa visione del mondo e della cultura.

La mia tesina è stata un po’ una rivincita a chi mi ha ripetuto tutto il tempo: “Non puoi fare tutto, scegli una scuola più facile se vuoi fare musica così seriamente”.

Ho cercato di dimostrare come la cultura pop possa rivendicare una sua profondità di contenuti, ma in un certo senso ho voluto mandare un messaggio anche a chi spesso vive la scuola come un obbligo poco stimolante e lontano dalla propria quotidianità.

Se capiamo che il latino, la filosofia, la letteratura e tutte le materie scolastiche sono uno strumento straordinario per analizzare ciò che ci circonda e viviamo in prima persona, sicuramente andiamo a scuola più serenamente e motivati. La scuola serve a sviluppare una certa curiosità e sensibilità, formare la propria personalità.

Silvia Zaniboni (foto di Luca Valori e Stefano Dall'Ara)

Silvia Zaniboni (foto di Luca Valori e Stefano Dall’Ara)

Puoi spiegarci alcuni di quei collegamenti, quelli che secondo te sono più originali e interessanti…

Le riflessioni e i confronti all’interno della mia tesi sono il risultato della mia personale analisi, basata sull’interazione fra studi musicali fatti e conoscenze scolastiche. In “The Dark Side Of The Moon” ho individuato alcune tematiche che ho confrontato con la cultura tradizionale: lo scorrere del tempo e l’ineluttabilità della morte sono topoi presenti nella letteratura latina, da Seneca nel De Brevitate Vitae a Orazio, in Carpe Diem.

Poi la tesi prosegue con la discografia dei Pink Floyd: “Animals” e “The Wall”, che ho confrontato con George Orwell e le filosofie di Freud, Marcuse e Adorno; mentre il live “Pulse” è il pretesto per addentrarsi nell’ambito della fisica, dove introduco le formule che regolano il funzionamento dei Pick Up della chitarra.

Nel 2013, l’anno della tua maturità, si festeggiavano le 40 candeline di The Dark Side of the Moon. Ora siamo nel pieno delle celebrazioni dell’Orlando Furioso di Ariosto. Tu hai trovato anche qui un collegamento: The Dark Side of the Moon e Astolfo sulla luna…

Il tema della luna, presente nel disco, mi ha permesso un’analisi di come si sia evoluto il suo valore iconografico all’interno della letteratura e quindi nella storia dell’uomo.

Nell’Orlando Furioso di Ariosto la luna “a un picciol tondo rassomiglia” ed è un territorio ideale, misterioso che raccoglie ciò che è stato perduto sulla terra. In “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia” e “Alla Luna” di Leopardi, la luna assume un ruolo consolatorio e di riferimento per il poeta che cerca risposte non conoscibili dall’uomo.

Nel 1909 Marinetti con il suo motto futurista “Uccidiamo il chiaro di Luna”, utilizza la luna come simbolo di una cultura stantia che doveva essere rifiutata a vantaggio del progresso e dell’innovazione.

Poi si arriva ai giorni nostri dove, con l’allunaggio dell’Apollo 11, la distanza dal disco luminoso si è metaforicamente ridotta, modificando i rapporti dell’uomo con il satellite. E i Pink Floyd ne sono testimoni e possono svelare “i lati oscuri della luna”.

Si può dire che sia per i Pink Floyd sia per Ariosto la luna diventa la metafora dei nostri pensieri nascosti, dell’irrazionalità e anche dell’arroganza dell’uomo che cerca continuamente di andare oltre i propri limiti?

In particolare nei Pink Floyd. Per Waters, l’umanità troppo ambiziosa ha valicato i limiti terrestri, e la Luna rappresenta proprio questa spinta conoscitiva, rappresenta la nostra mente.

Il lato oscuro è la parte nascosta di essa, l’inconscio, la parte malata che non si mostra, la follia.

Il disco si conclude si conclude con la frase “Non esiste una faccia buia della luna, in realtà è tutta buia”, così come la nostra mente è tutta oscura. La follia è connaturata in questa società.

Astolfo torna dal suo viaggio vittorioso, riportando il senno di Orlando, l’album dei Pink Floyd invece si conclude con la frase: “Non c’è un lato oscuro della luna, davvero. In realtà è tutta scura”. La differenza fra una favola e la realtà?

Secondo me bisogna contestualizzare storicamente le due opere. Ariosto scrive durante gli anni del Rinascimento: l’uomo iniziava appena a domandarsi che posizione occupasse all’interno dell’universo, ma ancora si sentiva artefice di sè stesso. L’uomo vitruviano di Leonardo è inscritto nelle due forme perfette, il cerchio e il quadrato.

I Pink Floyd scrivono negli anni Settanta, quando l’uomo è oramai parte di una società folle, alla quale ci si deve forzatamente adattare. Brani come “Money” dipingono l’alienazione dell’uomo moderno dovuta alle pressanti richieste del lavoro, l’avarizia del consumismo. Con presupposti simili l’uomo non può che sentirsi minacciato da sé stesso e dal mondo che ha creato.

Insomma, non vedo tanto la differenza tra favola e realtà, piuttosto una naturale evoluzione del pensiero letterario dovuta ai mutamenti storici della società. Sono le realtà di due epoche diverse, che hanno subito cambiamenti anche psicologici.

Questa tua avventura si sta trasformando in un album e avrà una tappa importante il 21 dicembre in Sala Estense, di cosa si tratta?

Stiamo organizzando un concerto per il 21 dicembre alla Sala Estense, che servirà per dare un quadro generale del progetto: abbiamo adattato i testi originali dei Pink Floyd traducendoli con la metrica latina. Eseguiremo tutti i brani di “The Dark Side Of The Moon” in lingua latina, tradotti da Valeria Casadio.

Saranno inframezzati anche da qualche classico, alcuni già tradotti, altri in lingua inglese.

Inoltre, in occasione dell’anno ariostesco abbiamo in programma una lettura dall’Orlando Furioso, mentre in sottofondo suoneremo sempre un brano dei Pink Floyd.

In quell’occasione sarà possibile acquistare il singolo “Pecunia” (ossia Money), che è un’anteprima del progetto discografico a cui stiamo lavorando. Alla realizzazione dell’album, oltre a me, stanno partecipando: Nicola Scaglianti (voce), Michele Dallamagnana (basso), Filippo Dallamagnana (batteria), Marco Quagliozzi (tastiere e hammond), Andrea Poltronieri (sax), Massimo e Luca Malaguti (fonici), Nicola Di Cristofaro (ideatore e manager del progetto).

Silvia Zaniboni (foto di Gianpaolo Zoboli)

Silvia Zaniboni (foto di Gianpaolo Zoboli)

È evidente che tu pensi che la musica sia una forma di poesia e forse non solo. Ti posso chiedere cosa ne pensi del Nobel per la letteratura assegnato quest’anno a Bob Dylan?

Nel caso specifico di Dylan, i testi hanno una valenza autonoma.

La musica è stata un efficiente veicolo di diffusione per lanciare un messaggio contenuto nelle parole. Il fatto che i suoi testi siano stati musicati e cantati è dovuto all’esigenza storica di quel momento: la sua protesta poteva essere recepita meglio sotto questa forma.

Dylan a suo modo ha innovato la tradizione americana, trasmettendo valori ancora attuali e le sue parole testimoniano un’epoca.

Infine la classica domanda conclusiva: quali progetti hai per il futuro?

Sto concludendo il corso di laurea al triennio Pop del conservatorio di Parma e sto lavorando da quasi tre anni con Bobby Solo. Attualmente però, le mie maggiori attenzioni sono rivolte al mio trio “Kozmic Floor”. In questo progetto canto e, ovviamente, suono la chitarra elettrica.

I miei compagni di viaggio sono Filippo Dallamagnana alla batteria e Michele Dallamagnana al basso: componiamo e suoniamo la nostra musica, i testi sono in lingua italiana e abbiamo appena registrato il nostro EP. Il prossimo appuntamento è martedì 13 dicembre alla “Sala Estense” di Ferrara, dove presenteremo nuovi inediti. Siete tutti invitati.

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