Attualità
2 Dicembre 2016
Polemica dopo un post su Facebook del magistrato per anni in servizio a Ferrara, interviene il Csm

“Chi vota sì sbaglia come i repubblichini”, bufera sul giudice Caruso

di Redazione | 3 min

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Il giudice Francesco Caruso

Il giudice Francesco Caruso

Un post su Facebook destinato agli amici per parlare del referendum fa scoppiare un caso su Francesco Maria Caruso, oggi presidente del tribunale di Bologna e giudice in passato di importanti processi a Ferrara.

Caruso, da poco ospite a Cento del comitato per il no, non ha mai nascosto la propria avversità alla riforma, anche con argomenti duri. Ma l’ultima sua presa di posizione gli è costata l’apertura – a quanto afferma di aver appreso l’Ansa – di un procedimento disciplinare da parte del Csm. “I sinceri democratici che credono al Sì riflettano — è la frase incriminata scritta su Facebook — nulla sarà come prima e voi sarete stati inesorabilmente dalla parte sbagliata, come coloro che nel ‘43 scelsero male, pur in buona fede“. Chiaro il riferimento a chi scelse di stare dalla parte della Repubblica di Salò durante la guerra civile.

Caruso: “Con la riforma il potere a un solo uomo e al suo partito”

Le parole sono state riportate dalla Gazzetta di Reggio e da lì è nata una polemica nei confronti del giudice, con dure critiche da parte di esponenti politici del “sì” e, pare, l’intervento del Consiglio superiore della magistratura per valutare se ci siano gli estremi addirittura per un suo trasferimento d’ufficio per incompatibilità funzionale.

Caruso dal canto suo ha replicato che quel suo intervento era destinato a rimanere privato, non destinato a una pubblicazione sui giornali e ha precisato il significato delle sue parole: “Mi sono state attribuite cose che non ho detto – ha affermato il magistrato a margine dell’udienza Aemilia secondo quanto riporta il Corriere della Sera – Non ho detto che chi vota sì al referendum sia un repubblichino, ma che commette un errore grave come quello compiuto da chi sostenne la Repubblica di Salò. È una cosa del tutto diversa”.

L’ex giudice di primo grado dei processi Aldrovandi e Coopcostruttori, oggi del processo Aemilia a Reggio, non si era però limitato a quella contestata frase. Nel suo post si legge anche che “non avremo più una costituzione ma un atto di forza”, e  “questa riforma è fondata sui valori ‘del clientelismo scientifico e organizzato’, del voto di scambio, della corruzione e del trasformismo, con un governo che lega le provvidenze a questo o a quello al voto referendario”, paventando un futuro più che fosco: “si avvera la profezia dell’ideologo leghista Gianfranco Miglio, che nel 1994 proponeva una riforma che costituzionalizzasse le mafie, approvata col 50,1% perché la costituzione altro non sarebbe che la legge che la maggioranza impone alla minoranza e che fa rispettare schierando la polizia nelle piazze. Temo che siamo incredibilmente vicini a quel momento”.

Frasi che hanno trovato una dura contestazione politica, soprattutto da parte di esponenti del Pd. “Offese e veri e propri deliri che non dovrebbero appartenere ad un uomo di legge”, sostiene il presidente della commissione cultura del senato Andrea Marcucci secondo quanto riporta Repubblica.it, mente Pier Luigi Castagnetti considera le frasi “un delirante manifesto per il No”. Sul Corriere della Sera Francesca Puglisi, responsabile Istruzione Pd afferma che Caruso “insulta e fa accuse deliranti al Parlamento, frasi volgari e dal potenziale eversivo se si considera che la Costituzione, che a suo modo vorrebbe difendere, afferma la separazione e l’autonomia tra i poteri. Separazione e autonomia che presuppongono rispetto reciproco. Categoria che al presidente del Tribunale di Bologna sembra essere ignota”.

Su Facebook arriva invece il sostegno al giudice da parte di Luigi di Maio (M5S), vicepresidente della Camera: “Ve lo avevamo detto, lo sosteniamo da tanto tempo: questa riforma creerà più corruzione”.

Andrea Orlando, ministro della Giustizia, secondo quanto riporta il Corriere afferma che “Ci sono argomentazioni, modalità, un tasso di propaganda, che ritengo inaccettabili sia che si sostenga il Sì sia che si sostenga il No al referendum. Io non rivolgo nessuna censura, ma un invito a tutti, tanto più ad un magistrato a non usare argomentazioni che rischiano di pregiudicare la loro funzione e credibilità”.

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