Attualità
10 Novembre 2016
Il senatore ed ex presidente uruguaiano incontra giovani studenti al Dipartimento di Economia

Pepe Mujica: “Dobbiamo lottare per il tempo libero”

di Redazione | 3 min

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di Pietro Perelli

Arriva con leggero ritardo il senatore ed ex presidente uruguaiano José “Pepe” Mujica, salta la conferenza stampa e si siede di fronte a una sala gremita di studenti, quella del Dipartimento di Economia, troppo piccola per contenerli tutti. “Amici, giovani, quelli che non sono qua, che sono sulle scale, per le strade, un  abbraccio a tutti”, esordisce così Mujica e il boato di chi è rimasto fuori e segue la conferenza via streaming non tarda a farsi sentire. Prima di entrare infatti gli animi sono tesi e chi aspetta in coda si lamenta dell’organizzazione che non ha previsto la ressa. In realtà, spiega Simonetta Rega, “si è fatto l’impossibile per dare al maggior numero di persone la possibilità di seguire l’evento, siamo riusciti a mettere a sedere 680 persone tra quest’aula e le altre che permettono la visione via streaming”. Gli animi si calmano appena Pepe prende la parola la platea si zittisce e inizia ad ascoltare quello che Riccardo Bizzarri ha definito “un ateo che riesce ad essere un padre spirituale”.

Il primo pensiero lo rivolge ai giovani, a quei giovani che stanno nelle università e che “per le opportunità della formazione terziaria potrebbero avere un maggiore orizzonte intellettuale dei figli lavoratori della mia generazione con i quali abbiamo sognato, lottato e sofferto. Per maggiori capacità possono essere più vicini alla libertà, il punto debole che avranno è che saranno più moderni, più dipendenti della tecnologia, e possono essere più deboli anche se più intelligenti, che paradosso!”. È un uomo che ha letto molto e, come di consueto, cita i più grandi filosofi del passato partendo in particolare da Aristotele affermando più volte che “l’uomo è un animale sociale”, è questo un caposaldo del suo pensiero che gli serve per affermare che “la società ci serve, che senza di essa l’uomo è come una foglia al vento. L’uomo ha creato la civilizzazione, il progresso perché prima ha creato la società”. È un discorso filosofico che non rinuncia a toccare i temi di più stretta attualità come quando ci ricorda che “non dobbiamo mai dimenticare che tutti siamo afrodiscendenti”. Spazia dal tema dell’immigrazione alle rivolte di Chicago del 1866 (Rivolta di Haymarket) nelle quali “lo sforzo avanguardista di persone organizzate per lottare e per migliorare la vita ha portato alle otto ore di lavoro, otto per dormire e otto per vivere”. Nonostante questi successi, che sono costati la vita a numerose persone, “si deve continuare a lottare” nella convinzione che “mai saremo sconfitti perché mai vinceremo e mai avremo una società perfetta alla quale però dobbiamo tendere”.

Uno dei problemi del mondo in cui viviamo secondo Mujica è la finanza “che controlla la politica e che tende a concentrare la maggior parte della ricchezza mondiale nelle mani di pochi. Questo problema nasce da Adam Smith e dalle sue teorie economiche che hanno teso a dividere l’economia dalla politica”. È la povertà generata da questo sistema che crea i presupposti per le elezioni di Trump o il successo della Le Pen in Francia o il voto inglese per la separazione dall’europa, “sono ambiguità della destra, cambi in peggio che rinforzano i nazionalismi e portano a conflitti”. Oltre a proseguire la lotta Mujica l’uomo deve cambiare se stesso, “se non puoi cambiare il mondo puoi cambiare te stesso, e per fare questo ci si deve rendere conto che la vita non è un carico ma l’avventura più bella. Che quello che compri non lo fai col denaro ma con il tempo che hai impiegato per guadagnare quel denaro. Dobbiamo lottare per il tempo libero. Coltivare affetti ed amicizie. Cosa sarebbe il mondo senza amici e senza il tempo perso con loro”.

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