Goro
1 Novembre 2016
Giannella, tra i promotori della protesta, a Quinta Colonna: "Non accettiamo certe strumentalizzazioni politiche", ma Lodi ribatte: "Ho i messaggi"

Barricate anti-migranti. “A Gorino nessuno ha chiamato Naomo”

di Redazione | 3 min

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quinta colonna gorodi Giuseppe Malatesta

Goro. “A Gorino nessuno ha chiamato Naomo, non accettiamo certe strumentalizzazioni politiche”. La comunità gorinese non ci sta. Da giorni impegnata a rigettare le accuse diffuse e generalizzate di razzismo, ora prende le distanze dal leghista Nicola Lodi, attraverso il sindaco Diego Viviani ma soprattutto attraverso le parole di Fausto Giannella, l’uomo che (attivato dalla proprietaria dell’ostello requisito) si era fatto promotore della protesta e delle barricate del 24 ottobre.

Il dibattito incendia lo studio di Quinta Colonna, il programma di approfondimento di Rete4 che interpella i protagonisti dei fatti arcinoti che comprendono anche Lodi e il cosiddetto ‘metodo Naomo’ orgogliosamente illustrato dal ‘pitbull dell’Emilia’ (come lo ha presentato il conduttore Del Debbio), “applicato a Gaibanella, a Gorino e ora a Ficarolo, sempre in risposta alla popolazione. Le donne di Gorino ci hanno chiamato e noi abbiamo risposto, fosse stata anche solo una di loro – ci tiene a specificare Lodi – io sarei comunque intervenuto con quell’azione fulminea, che ricordo è stata condotta insieme ai cittadini e senza bandiere”.

“Qui non c’è alcun metodo Naomo – ribatte però Giannella, che è presidente della coop La Vela e fu candidato sindaco del Pdl a Goro nel 2011, poi alla Camera nelle elezioni politiche del 2013 con Fdi-An e, infine, candidato per il Consiglio provinciale nel 2014 -, ma il metodo delle donne di Gorino. La nostra protesta, nata dal basso, non si presterà a strumentalizzazioni varie. Ho molti dubbi sul fatto che Lodi sia stato chiamato qui, stento a crederlo dall’inizio, tanto che quella stessa notte contestai subito la sua presenza”. E mentre Lodi valuta di rendere pubblici messaggi e conversazioni che dimostrino la richiesta di aiuto ricevuta da Gorino, il sindaco Viviani si ripromette di fare lo stesso per dimostrare la sua buonafede. “Non ne sapevo nulla – continua a ripetere in più sedi e occasioni – ho i tabulati che lo provano”.

“Quello non è un posto di vacanza – aggiunge poi Vittorio Sgarbi a commento della vicenda – ma un luogo di duro lavoro, di una comunità che ha conquistato con fatica una situazione sociale difficile. La loro reazione è legittima ed esprime quel sentimento atavico che vive in ciascuno di noi: quanti di noi accoglierebbero ad esempio in casa gli zingari? Perché le filippine possono lavorare in casa nostra e una zingara no?”. E sul prefetto Tortora, il critico ferrarese aggiunge: “Doveva imporsi con Comacchio e rompere le scatole agli hotel della costa, che in questo periodo è deserta”. “Il prefetto se ne frega altamente – aggiunge Daniela Santanchè – e risponde al ministro incompetente. Goro non è mica Capalbio. Anche lì i profughi sono rimasti fuori, ma non si grida al razzismo: loro sono più chic dei pescatori di Goro”.

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