Attualità
10 Ottobre 2016
Melita Cavallo: "Se c’è parità di diritti non ha senso che non si possa adottare il figlio del partner"

Adozioni gay, “l’unico danno per un bambino è il pregiudizio”

di Redazione | 3 min

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IMG_0313di Mattia Vallieri

Quindici storie vere, vissute sulla propria pelle e che raccontano i rapporti famigliari e la loro evoluzione negli anni. È il libro ‘Si fa presto a dire famiglia’ di Melita Cavallo, ex presidente del Tribunale per i minori di Roma, presentato alla Sala dell’Arengo.

Diventata famosa per le sue battaglie per l’adozione da parte di coppie omo genitoriali ha un pensiero preciso sul tema: “Con la nostra sentenza, arrivata e passata anche in Cassazione, abbiamo aperto le porte al tema nel paese – dichiara orgogliosamente Cavallo -. Sono sicura che a breve la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo si esprimerà su questa tematica perché se c’è parità di diritti non ha senso che non si possa adottare il figlio del partner”.

Il suo pensiero poi va ai bambini: “Sono figli che esistono già e hanno bisogno di una copertura legale. Bisogna parlare apertamente perché il tema deve entrare nella testa delle persone; l’unico danno che può venire ad un bambino con 2 genitori omosessuali è il pregiudizio della gente”.

Sempre sulla questione il suo suggerimento ai genitori è quello di “socializzare, non rimanere ai margini ma mostrarsi per come si è. Le persone devono vedere che il bambino sta bene e che vive con una famiglia come le altre con pregi e difetti”.

IMG_0317Passando invece al rapporto moderno di una famiglia uomo, donna e figlio la giudice afferma che “nella famiglia la donna è sempre stata il perno più funzionale anche se ora lo è di meno. Il padre oggi è più attento rispetto a prima e anche il suo rapporto con il figlio è diventato più stretto e affettuoso”. Secondo Cavallo “i giovani padri si sono ‘femminilizzati’ e si occupano di più dei bambini, per questo nei conflitti genitoriali sono stata tra i giudici che hanno dato maggiori affidamenti ai padri”.

Questione delle violenze in famiglia. “Ci sono tanti giudici, soprattutto quelli più anziani, che non vogliono sentire parlare di abusi all’interno della famiglia perché hanno una cultura familistica, ma questo è un problema” afferma l’autrice del libro, che ricorda come “la violenza assistita per il bambino è un maltrattamento vero e proprio ma non viene valutato fino in fondo perché si pensa possa bastare un po’ di assistenza per superarlo. Non è così, il sostegno deve durare nel tempo perché le ferite non sempre si rimarginano”.

Per superare il problema della violenza che i bambini subiscono direttamente o indirettamente secondo Cavallo “dovrebbero organizzarsi equipe sanitarie e sociali specializzate ma negli ultimi anni ho visto solo una riduzione dei servizi nonostante i grandi cambiamenti degli ultimi 10 anni nella società. D’altra parte – continua l’autrice – abbiamo un ministro della sanità che propone il fertility day senza neanche sapere quali sono i veri problemi del calo di natalità nel paese”.

“Quando si adotta un bambino straniero più grande e malato si deve avere la consapevolezza di quello che si sta facendo perché è fondamentale conoscerlo e farlo ambientare in Italia” chiosa l’ex giudice, concludendo che “bisogna pensare prima al bene del bambino quando si decide di adottare, questo serve a lui ma anche ai genitori per evitare successivi ripensamenti o crisi di coppia”.

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