Riforma costituzionale, il “sì” di Bonaccini e Tagliani
Il presidente della Regione: "Incomprensibile che culture che hanno dato vita al Pd votino no"
Velocizzare le scelte importanti dell’esecutivo e garantire una rappresentanza a Regioni e Comuni che oggi viaggiano senza un filo conduttore unico. Sono queste in estrema sintesi le ragioni del consenso alle modifiche costituzionali di Bonaccini e Tagliani e che i due raccontano all’appuntamento ‘Un’ora di riforma: gli enti locali’ organizzato dal comitato Riformar-sì.
“È incomprensibile come le culture che hanno dato vita al Pd possano votare no” accusa Bonaccini, convinto che “il bicameralismo come da noi non lo ha nessuno e oggi non ha ragione di esistere”. Secondo il governatore “la politica italiana viene vista da tutti come lenta e un’accelerazione come quella proposta dalla riforma costituzionale porterà benefici a enti locali, imprenditori, lavoratori e cittadini”.
Venendo al punto locale Bonaccini dichiara che “noi amministratori potremmo andare a Roma con più forza per poter essere ascoltati maggiormente”. Un tema che segue da vicino anche Tagliani: “I sindaci che verranno chiamati nel nuovo Senato non cambieranno gli equilibri, nonostante questo è importante avvicinare la politica dei territori con quella nazionale – sostiene il primo cittadino -. L’Anci attualmente fa fatica a rappresentare tutti i comuni italiani che hanno differenze sostanziali, sarà fondamentale quindi costruire un momento di coordinamento, proposte e verifica all’interno dei territori e non andare in ordine sparso”.
“Non sarà facile fare il sindaco e il senatore e la riforma ha l’obiettivo di dare tempistiche più veloci ai processi legislativi non di tutelare gli enti locali ma è importante il tentativo di avvicinare e rendere più concrete le difficoltà amministrative locali”, chiosa Tagliani.
Questione economia regionale. “Conforta vedere segni positivi dappertutto: abbiamo creato 46000 posti di lavoro, portato la disoccupazione al 7,5%, il turismo ha raggiunto livelli altissimi, non solo in città turistiche come Ferrara ma ad esempio anche nella zona del Delta, e abbiamo raggiunto il boom dell’export” afferma Bonaccini, analizzando il +1,1% del Pil previsto nel 2016 che fa dell’Emilia Romagna la prima regione d’Italia, sostenendo che “il merito va ricercato nel Patto per il Lavoro, che il capogruppo M5S considerò un fallimento, e nella velocità delle istituzioni, penso al caso della Philip Morris che ha costruito nel cuore dell’Emilia Romagna o alla Berluti qua a Ferrara”.
Tornando alla riforma costituzionale per Bonaccini “è un bene che alcuni temi come energia, infrastrutture e promozione del turismo tornino in capo allo Stato. Inoltre con la revisione all’articolo 116 verrà previsto che le regioni più virtuose possano chiedere più autonomia al governo e credo proprio che noi ci candideremo”.
“Il problema dell’eliminazione delle province, che avverrà se sarà il Sì a vincere, andrà affrontato perché sono enti che hanno ancora in capo funzioni molto importanti, ad esempio su scuola e strade” sottolinea Tagliani, concludendo che “bisogna accettare la sfida dell’area vasta mantenendo l’identità territoriale, pur in assenza di un carattere burocratico, politico e istituzionale. Diventerà importante il compito di dialogare e relazionarsi con le zone limitrofe”.