Eventi e cultura
23 Settembre 2016
Un ricco e labirintico percorso espositivo nella fantasia del creatore dell'Orlando Furioso

Un viaggio pazzesco nella mente di Ariosto

di Elisa Fornasini | 3 min

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Abbandonate con l’immaginazione le sale del palazzo dei Diamanti e fate un tuffo nel passato, ai tempi de ‘le donne, i cavallier, l’arme, gli amori, le cortesie, l’audaci imprese’ narrate da Ludovico Ariosto. E’ lo spirito con cui visitare la mostra “Cosa vedeva Ariosto quando chiudeva gli occhi” che, dal 24 settembre all’8 gennaio, catapulterà ferraresi e turisti in un viaggio nell’immaginario ariostesco.

Il ricco e labirintico percorso espositivo, curato da Guido Beltramini e Adolfo Tura, si snoda sotto la direzione di Ferrara Arte e del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali in occasione del quinto centenario della pubblicazione dell’Orlando Furioso. Attorno al poema cavalleresco dialogano dipinti, sculture, arazzi, libri, manoscritti miniati, strumenti musicali, armi e oggetti rari che hanno ispirato il narratore estense nella stesura del suo capolavoro.

Il tragitto in compagnia di dame e cavalieri parte dall’esemplare più antico dell’Orlando innamorato di Boiardo, il ‘prequel’ del paladino prima che diventasse ‘furioso’. Ma è nella seconda sala che si entra nel vivo della fantasia di Ariosto, folgorata da battaglie reali e letterarie. Sullo sfondo troneggia infatti un monumentale arazzo che racconta per immagini l’epico combattimento di Roncisvalle del 778, rievocato anche dall’olifante in avorio dell’XI secolo che la leggenda vuole sia il corno di Orlando. Il mito è ovviamente falso ma, come detto, qui si viaggia sulle ali dell’immaginazione.

Cavalchiamo quindi l’ippogrifo per conoscere un ‘vero’ cavaliere di 500 anni fa, di cui è rimasta una luccicante armatura da giostra e da battaglia datata 1510-15. Dietro di lui un laborioso labirinto ci ricorda che la contemporaneità dell’autore sta proprio nella sua capacità di intrecciare le storie, di tenere i fili del racconto e a volte di trarre in inganno il lettore.

Un dedalo di novelle che porta direttamente nel mondo della corte (incantevole la visione di Minerva che scaccia i Vizi dal giardino delle Virtù di Mantegna, in prestito dal Louvre) e dei cavalieri (tra cui spiccano la spada del XV secolo e il Gattamelata di Giorgione dagli Uffizi). Si entra poi nelle sale dedicate al ‘meraviglioso’ popolate da maghi, incantesimi e fate: un universo fantasy ben rappresentato dal capolavoro di San Giorgio e il drago a firma di Paolo Uccello.

E’ poi il momento per Orlando di scendere in campo e incontrare la Venere di Botticelli, immagine esemplificativa di una bellezza femminile, astratta e ancestrale analoga a quella di Angelica così come viene descritta da Ariosto nell’edizione del 1516. C’è perfino la luna su cui il nostro paladino ha perso il senno. Un viaggio dalla terra alla luna, quindi, che si conclude nell’ultima sala dedicata alle trasformazioni del poema e del mondo che esso circondava. Un mondo antico e contemporaneo, stupefacente e e coinvolgente, sicuramente imperdibile.

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