“Nel mezzo delle difficoltà nascono le opportunità”. È una citazione di Albert Einstein quella che Chiara Gemmo ha lasciato quasi come un testamento spirituale sulla sua pagina facebook. E nei commenti è il papà Antonio a salutarla virtualmente, con un toccante “Grazie per tutto quello che sei stata, un abbraccio. papi”.
Chiara è la ricercatrice di 26 anni rimasta vittima alle 19 di sabato scorso assieme ad altre quattro persone (tre di nazionalità belga e una peruviana) di un incidente stradale a Salar di Uyuni, nel sud della Bolivia, dove la giovane stava trascorrendo delle vacanze-studio. Il pullman sul quale viaggiava ha sbandato ribaltandosi a causa, sembra, dello scoppio di uno pneumatico.
La spedizione turistica doveva far ammirare ai passeggeri il più grande deserto di sale del mondo, con una superficie pari a oltre 10mila chilometri quadrati, a 3.650 metri di altitudine.
Chiara era nata a Montagnana, in provincia di Padova, e si era diplomata al liceo “G.B. Ferrari” di Este. Grazie alla laurea in scienze farmaceutiche all’Università di Ferrara stava svolgendo un master nel campo delle scienze biomediche e biotecnologiche nel dipartimento di oncoematologia pediatrica nel Presbiterian Weill Cornell Medical College di New York. Proprio per completare le proprie conoscenze aveva scelto di andare in Bolivia per esaminare da vicino il deserto di Uyuni. Le altre quattro vittime erano infatti suoi colleghi di studio.
Il prossimo viaggio di Chiara, già programmato, avrebbe dovuto essere verso l’Argentina a Buenos Aires, per tenere una lezione all’università.
L’ambasciata italiana a La Paz sta lavorando per il rimpatrio della salma. Chiara lascia i genitori Antonio e Paola e i fratelli Enrico e Caterina.
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