Attualità
19 Luglio 2016
Il presidente del Consorzio Taxi risponde indirettamente alla domanda della mediatrice: "Chi ci dice che non fosse ubriaca o avesse ingerito ovuli di droga?"

Caso Taxi, in rete rigurgiti di razzismo: “mazzate alle caviglie scimmie maledette”

di Daniele Oppo | 3 min

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È stata fissata per il 27 maggio l'udienza predibattimentale del processo per omissione di soccorso a carico di Alberto Dallari, il 69enne medico (oggi in pensione) di Reggio Emilia, che aveva preso in cura domiciliare Mauro Gallerani, 68enne di Corporeno colpito dal Covid-19 e poi deceduto dopo un mese di ricovero ospedaliero

13701154_1720806171514592_6580916434352825167_o“Ferrara, ragazza nigeriana sta male, tassista la rifiuta: ‘non è un’ambulanza’. Giunta in ospedale con il 118 , la scimmietta aveva una semplicissima gastrite! e pensare che ha provato la guerra…”. È il post di un utente Facebook, sotto il quale altri commentatori si sono sbizzarriti in un rigurgito di razzismo.

Il riferimento è all’episodio raccontato da Estense.com, del tassista ferrarese che ha rifiutato di accompagnare dal medico di base (e non al pronto soccorso) una ragazza nigeriana, che lamentava dolori di stomaco, accompagnata da una mediatrice del Centro donna e giustizia. I commenti sono stati resi pubblici dalla pagina Facebook “Generatore di immagini gentiste di bassa qualità”.

“Cax suoi deve pagare il 118 la babbuina visto che non e gratis l ambulanza”, scrive il primo commentatore (errori suoi, ndr). Peggio – se possibile – fanno i due commentatori successivi. “Io andrei con l’ambulanza a prenderli e poi quando sono sul lettino mazzate alle caviglie scimmie maledette“.

Si può affermare di peggio? Sì, e ci pensa una persona, non di Ferrara, che si qualifica come volontario di un’associazione di soccorso in Lombardia: “Ne vediamo abbastanza, purtroppo. Sono d’accordo con te gli darei tante di quelle botte!!! Ma non solo alle caviglie. In tutto il corpo botte botte botte. Ma purtroppo lo Stato non lo consente. Ma presto, visto che ormai ci siamo noi cittadini onesti e amanti della patria inizieremo a pestarli come devono essere pestati. Loro come scimmie e anche le zecche che li proteggono“.

Un altro ancora si dispiace che la ragazza sia ancora viva: “Peccato che all’ospedale non gli abbiano somministrato una dose massiccia di cianuro...”, scrive, allegando anche due ‘faccine’ arrabbiate.

Sempre sul caso, è impossibile non notare l’indiretta e involontaria conferma da parte del presidente del Consorzio Taxi Ferrara, Davide Bergamini, del dubbio che aveva posto la mediatrice culturale intervistata da Estense.com: “Se fossi stata italiana ci avrebbe fatto salire”, sosteneva Maria. Oggi Bergamini ribadisce in un’altra intervista ad altro giornale (dove si confonde però uno dei punti focali della questione: la destinazione richiesta, ovviamente a pagamento, era l’ambulatorio del medico di base – distante circa un chilometro, e non l’ospedale; e si sostiene che il tassista avrebbe consigliato di chiamare il 118, versione opposta a quella della mediatrice culturale) quanto già detto a questa testata, cioè che i taxi portano spesso all’ospedale persone ferite dopo le risse. Viene da chiedersi perché a quelle persone non viene detto che quel taxi non è un’ambulanza.

Il presidente fornisce inconsapevolmente anche altri dettagli sull’ipotesi alla base del rifiuto: si chiede infatti come poteva sapere il collega che la diciottenne non fosse ubriaca (erano le nove di mattina) o non avesse ingerito ovuli di droga (in quel caso si dovrebbe supporre anche la complicità della mediatrice).

Chissà se questi dubbi sorgono anche davanti ai bianchi ferraresi. Ma non chiamatelo razzismo.

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