Eventi e cultura
22 Giugno 2016
Documentario di Carlo Magri. Il rabbino: “Tassello nel mosaico più ampio della storia del mondo”

La verità sulla vita di Donna Gracia

di Redazione | 3 min

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Donna Gracia Mendes Nassì era una donna dalle nobili origini, una figura femminile emblematica del XVI secolo che visse movimentate e turbolenti vicende, la cui vita rassomigliò, talvolta tragicamente, un romanzo d’avventura.

Carlo Magri, dirigente sanitario in tecniche diagnostiche, ha realizzato un documentario alla ricerca della verità sulla vita di Donna Gracia, o anche conosciuta come “La Seήora”, presentato in anteprima presso il Palazzo Roverella al Circolo dei Negozianti.

“Notevole e di grande stima è il lavoro svolto da Carlo Magri per la creazione del cortometraggio che ha fatto emergere il brio della dama, imprenditrice di grande talento” ha affermato Riccardo Modestino, vicepresidente Associazione De Humanitate Sanctae Annae.

“Il film è un tassello nel mosaico più ampio della storia del mondo – prosegue il rabbino Luciano Meir Caro –; narra le tragedie dei conversos, gli ebrei che hanno dovuto subire il battesimo cristiano per salvarsi la vita”.

Il documentario assume la forma dell’intervista impossibile dove l’autore immagina un dialogo con la dama, ambientato nelle sale di pregio del Roverella dove Donna Gracia visse cinquecento anni fa per un periodo di circa tre anni.

La dama nacque in Portogallo nel primo decennio del 1500 da un’antica famiglia di marrani originari di Aragona, ma fin da subito la sua vita venne sconvolta dalle persecuzioni dell’inquisizione che la portarono a subire la conversione al cristianesimo cambiando il nome in Beatriz De Luna.

Oggi Donna Gracia viene consegnata alla memoria storica come un modello attivo di donna, pioniera dell’emancipazione femminile e abile commerciante della società del suo tempo.

Fu una delle donne più ricche del Rinascimento europeo: si sposò giovanissima con un importante commerciante di spezie e, successivamente la prematura morte del marito, prese le redini dell’impero commerciale della casata dei Mendes, diventando una donna d’affari di grande successo.

Le violenze dell’inquisizione, che la accusavano di non essere sentitamente cristiana, la obbligarono a vagare per il continente alla ricerca di un posto sicuro. Lisbona, Anversa, Venezia e Costantinopoli sono solo alcune delle città in cui risiedette e da cui poté operare con i più grandi re e papi del Rinascimento.

Ma fu al suo arrivo a Ferrara nel 1550 che Donna Gracia trovò la tanto sperata serenità: qui fu riconosciuta come ebrea e visse apertamente come tale per la prima volta nella sua vita, sotto la protezione del Duca Estense Ercole II. A Ferrara godette delle sale di pregio dell’odierno Palazzo Roverella e finanziò diverse iniziative culturali ebraiche come le stampe di importanti libri.

Nel 1556 il Papa condannò a morte un gruppo di marrani giudaici e Donna Gracia, impegnata nella lotta contro la persecuzione degli ebrei, in risposta dichiarò un embargo sul porto di Ancona, all’epoca facente parte dello Stato Pontificio.

La sua vita ebbe fine ad Istanbul nel 1569, città che la ricorda per le importanti sinagoghe ed ospedali che fece costruire, una di queste ancora esistente e intitolata a suo nome.

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