Eventi e cultura
30 Maggio 2016
Presentato il nuovo libro della giornalista ferrarese che indaga le complessità della non-maternità

‘Interruzioni’: la maternità nelle sue sottrazioni secondo Ghedini

di Redazione | 3 min

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Vibrante, viscerale, guerriero, politicamente scorretto, complesso, scritto con garbo e fermezza. Sono solo alcuni dei commenti a descrivere ‘Interruzioni’ (Giraldi Editore), il nuovo libro di Camilla Ghedini che, dopo l’ottimo successo di critica, arriva alla presentazione nella sua Ferrara.

‘Interruzioni’ perché “il filo a volte si spezza – spiega Ghedini – e puoi solo convivere con il dolore più profondo”. Non è uno smettere, è un finire: “finire è per sempre, smettere è per un po’”. La scrittura della giornalista ferrarese “non lascia tregua – presenta Anna Maria Quarzi, direttrice dell’Istituto di Storia Contemporanea – e taglia come un bisturi”: quattro i racconti, diverse le forme letterarie, le storie, tutte nate a partire da una interruzione princeps, “la morte di mio padre”.

‘Interruzioni’ è un viaggio nell’essere, non essere, voler essere, dover essere madre: si snoda nelle “zone d’ombra non sempre palpabili” – queste le parole di Marilù Oliva nella prefazione – di quattro storie interrotte, di madri e di figlie, di non madri e di non figli. Il pubblico che riempie la libreria Feltrinelli ne trova un breve assaggio nelle linee che autrice e presentatrice tracciano durante il pomeriggio: un dialogo sulla scelta di non maternità, “non sull’esclusione, ma sulla sottrazione: è una scelta, non un dovere”; una intervista che è “prova muscolare, rovesciamento del rapporto di forza – spiega Ghedini – tra il banale buonismo di una giornalista e la voglia di vivere di una infanticida”; un monologo sull’incomunicabilità nel rapporto madre-figlia, sulla “ridondanza nei rapporti, sul fatto che se non ci si è capiti per una vita non è che ci si capisce per miracolo sul letto di morte”; uno scambio epistolare tra una donna e un desiderio, Giulia, forse interrotto, forse esistito, in una “ambiguità poetica che nasce da una suggestione di cronaca di 10 anni fa, quando si parlava della pillola del giorno dopo”. C’è sempre, però, un filo di speranza: ad ogni fine capitolo, in meno di dieci parole, si delinea un barlume che spinge “a vivere appieno, per lasciare una traccia di senso”.

6c7f417d-befa-4ccb-826e-e3e4d4bdecb5‘Interruzioni’ si legge tutto d’un fiato, “è uno di quei libri che leggi in una notte – continua Anna Maria Quarzi – ma poi devi tornare a rileggerlo, un capitolo alla volta”, perché la prosa è tagliente e limpida ma nasconde “un testo decisamente impegnativo”.

Si finisce con il chiedersi – e anche il pubblico ferrarese non si esime dal farlo – quanto di vero ci sia in ogni racconto, quanto ci sia dell’autrice: se fosse tutto vero allora, infatti, il lettore sarebbe salvo. Tutto apparterebbe all’autrice e al lettore resterebbe solo il compito di assistere al compiersi delle storie, come si trovasse ad una certa distanza di sicurezza. Invece i quattro racconti sono non veri – “rimane tutto nell’ambito della fantasia”, disambigua infatti Ghedini – ma reali, possibili, in potenza: chi legge è costretto a parteciparvi, come a guardarsi allo specchio, a porsi domande, tutte le domande che teme.

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