Cronaca
5 Maggio 2016
Pajdek ha ammesso che nel casolare c'era anche il terzo uomo, Constantin Fiti

Omicidio Tartari, lo sfogo del fratello: “Non hanno anima”

di Redazione | 2 min

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Marco Tartari, a sinistra, con l'avvocato Eugenio Gallerani

Marco Tartari, a sinistra, con l’avvocato Eugenio Gallerani

Patrik Ruszo affiancherà Constantin Fiti nel processo in Corte d’Assise. Il ventenne slovacco non ha chiesto di celebrare il rito abbreviato e il gup Piera Tassoni ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal pm Filippo Di Benedetto per omicidio aggravato, rapina, utilizzo indebito di carte di credito, furto e detenzione illegale di armi. Per lui è fissata la prima udienza al 23 settembre.

L’altro imputato presente oggi nell’Aula C del tribunale di Ferrara Ivan Pajdek, croato di 51 anni, celebra invece l’abbreviato che gli consentirà uno sconto di pena. Lui e Ruszo sono accusati di aver trasportato Pier Luigi ancora vivo, dopo averlo picchiato e rapinato, nel casolare abbandonato di via Vecchio Reno, dove il corpo verrà trovato due settimane dopo ormai in avanzato stato di decomposizione.

In una pausa dell’udienza Marco Tartari, fratello della vittima, presente assieme alla sorella Rita, si è sfogato davanti ai taccuini dei giornalisti. “Sono uno squallore. Non sanno stabilire cosa è successo. Questi non hanno anima, non hanno cuore, sapete come si chiamano questi qua in ferrarese? si chiamano ‘rubazz’. Scusate, sono scosso”.

Durante l’udienza Pajdek avrebbe ammesso che nel casolare c’era anche il terzo uomo, Constantin Fiti, il 22enne romeno, che ha scelto la strada del giudizio immediato e ha sempre negato di essere stato con i due coimputati il giorno della rapina.

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