Politica
30 Aprile 2016
Il leader di Pluralismo e Dissenso: "I farmacisti che si rifiutano di consegnare contraccettivi d'emergenza fanno un illecito civile e penale"

Obiezione di coscienza, nessun caso a Ferrara. Ma Zamorani offre assistenza

Mario Zamorani
di Elisa Fornasini | 3 min

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index1A Ferrara e provincia non si sono registrati casi di farmacisti obiettori di coscienza all’interno delle farmacie comunali ma, nel caso a qualche donna fosse stata negata la pillola del giorno dopo o dei 5 giorni dopo, può rivolgersi a Pluralismo e Dissenso, che sta mettendo insieme un gruppo di avvocati per fornire assistenza legale in questi casi di violazione.

Questa la proposta di Mario Zamorani intervenuto nel dibattito sull’obiezione di coscienza da parte dei farmacisti per la contraccezione di emergenza, partito da una interpellanza della consigliera Ilaria Baraldi (Pd) sulla posizione dell’amministrazione comunale su questo tema. Una questione che però non ha precedenti, visto che “lo stesso direttore dell’Afm, Riccardo Zavatti, conferma che non ci sono mai stati episodi di questo tipo” fa sapere Zamorani.

“I farmacisti e medici che si rifiutano di prescrivere o consegnare contraccettivi di emergenza compiono un illecito sia in sede civile che penale, violando l’articolo 2043 del codice civile e gli articoli 323, 328, 340, 393 del codice penale” spiega il leader del think tank affiancato dall’avvocato Pasquale Longobucco. I farmacisti, quindi, non possono invocare l’obiezione di coscienza per farmaci quali la pillola del giorno dopo o dei 5 giorni dopo perché rischiano di compiere interruzione di pubblico servizio.

Una spiegazione che si scontra contro le dichiarazioni della consigliera Paola Peruffo (FI) che in una lettera scriveva: “In base a quanto stabilito da una nota della Presidenza del Consiglio dei Ministri, un farmacista ha diritto di rifiutarsi alla commercializzazione dei contraccettivi di emergenza secondo l’interpretazione della Legge 194/78 sull’interruzione di gravidanza”. Un’affermazione smentita in toto da Zamorani, secondo cui la consigliera forzista “ha scambiato una nota del Consiglio dei Ministri con dei pareri del Comitato Nazionale di Bioetica risalenti al 2011”.

“Non è invocabile la legge 194 perché la contraccezione non è un’interruzione di gravidanza – prosegue Zamorani –. L’Organizzazione Mondiale della Sanità afferma che la gravidanza inizia quando l’ovulo fecondato si annida nella mucosa uterina: la pillola del giorno dopo e di 5 giorni dopo agisce sull’ovulo fecondato e non su quello annidato, quindi non c’è nessuna interruzione di gravidanza. Paradossalmente, se un farmacista rifiuta la consegna della contraccezione d’emergenza è probabile che induca all’aborto”. “Non lo dice solo la scienza ma anche una sentenza del Tar del Lazio del 2001” aggiunge l’avvocato Longobucco.

A margine della conferenza è stato illustrato anche un questionario inviato a tutti i consiglieri e assessori comunali. “Si tratta di una indagine sociologica composta da 16 domande non attinenti alla politica ma alla sfera personale – spiega Zamorani – per far conoscere le opinioni e alcuni tratti della personalità dei membri dell’amministrazione”. Le eventuali risposte verranno pubblicate sul sito di Pluralismo e Dissenso.

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