Vivono in auto con la figlia di due anni. Li soccorrono i Carabinieri
Vivevano da non si sa quanto tempo in pochi metri quadri. Padre, madre incinta, figlia di due anni, con cane e gatto, dormivano tutti nell'auto. Ferma in un parcheggio pubblico
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“Una sfida quotidiana”. In un mondo del lavoro dove le donne sono spessissimo meno pagate degli uomini e a volte anche costrette a licenziarsi per badare ai figli, Gloria racconta la sua storia di postina e madre di tre gemelli
In risposta alle critiche sollevate dalla Fp Cgil di Ferrara in merito alla gestione del piano ferie estive, alla contrattazione aziendale e alle politiche del personale, le Aziende Sanitarie ferraresi hanno diffuso una nota per fare chiarezza e ribadire la loro apertura al confronto
Si chiude un pezzo di storia con l’addio al BiBlù, l’autobus simbolo del progetto BibliotecaBlù che per anni ha allietato le giornate dei bambini ricoverati nella pediatria, quando era situata nel blocco 15 dell'ex Sant'Anna
“Serve una nuova stagione dei diritti – ha esordito la senatrice – che devono tornare a essere di tutti, universali, altrimenti si trasformano in privilegi. In quest’ottica i referendum sono uno strumento essenziale per valorizzare il meccanismo centrale della partecipazione”
“Quando Chiara e Roberta mi hanno detto: ‘Siamo una coppia’, mi sono spaventata, dovevo metabolizzare. Non mi sentivo all’altezza di spiegarlo a mia figlia. Poi un giorno al telegiornale parlavano di omofobia e del fatto che alle coppie gay non era data la possibilità di contrarre matrimonio regolarmente riconosciuto in Italia. Sentendo la notizia, mia figlia ha sbuffato: ‘Ma basta, lasciamoli stare questi gay!’. Le ho chiesto stupita se sapesse chi fossero i gay, e lei mi ha risposto: ‘Ma dai mamma, sono due persone dello stesso sesso che stanno insieme e si amano. Come le mamme di Emma e Giada’. E io sono rimasta spiazzata. Non c’era da spiegarle niente”.
Una mamma racconta così, attraverso un dialogo avuto con la figlia, la famiglia ferrarese di Roberta Zangoli e Chiara Bonora alle telecamere di Real Time. Nella serata di domenica, infatti, è andato in onda il docureality “Di fatto famiglie”, che attraverso tre storie tutte italiane ha affrontato le tematiche del ddl Cirinnà, ora in discussione in Senato. A raccontare del loro concetto di famiglia, sono prima di tutto le figlie, Emma e Giada.
“Non è mamma e papà che fa famiglia, è il voler bene”, racconta subito Emma, nove anni e mezzo e gemella di Giada, alle prese con l’ultimo giorno di vacanze prima dell’inizio della quinta elementare. Roberta e Chiara stanno insieme da 15 anni e dal 2006 sono diventate madri. “Abbiamo deciso di mettere subito su famiglia – raccontano – cercando di capire, per due persone italiane omosessuali, come si potesse fare, perché per noi era naturale avere dei bimbi”. La soluzione era in ogni caso andare oltralpe. “Per l’intervento c’era la Spagna, l’Olanda, la Danimarca. A noi piaceva la Spagna e così il 1° febbraio del 2006 sono nate Emma e Giada”.
Il matrimonio avviene solo più avanti, sempre all’estero. A raccontarlo, nel documentario, sono le figlie. “Mamma Roberta e mamma Chiara si sono sposate il 6 febbraio del 2010, a Barcellona. Mamma Chiara si era messa per la prima volta i tacchi, mamma Robi aveva un vestito blu e si era fatta i boccoli”.
Quanto al loro rapporto con le figlie, dalle parole di Chiara e Roberta emerge non solo la bellezza di essere madri orgogliose, ma anche la difficoltà di gestire una famiglia se si è una coppia omosessuale. “Le nostre ragazze – sottolinea Chiara – sono due femmine, figlie di lesbiche. In Italia c’è ancora da lavorare, è una società che spesso non è ancora pronta per rispettare le donne, figuriamoci gli omosessuali”.
A Chiara, infatti, non è ancora concessa la possibilità di adottare quelle che sono già di fatto le sue figlie, ogni giorno della sua vita da nove anni. “Io per la legge non sono nessuno – racconta -, Roberta è invece una ragazza madre. Se lei dovesse morire, non è detto che le gemelle possano rimanere in questa casa con me. Dovrebbe deciderlo un tribunale. E questo fa paura”.
In attesa come molte altre coppie omosessuali, e come tanti italiani, della decisione del Senato, Roberta racconta alle telecamere di Real Time che significato ha l’orologio appeso nel loro salotto ferrarese. “L’orologio segna l’una, che è l’ora in cui ci siamo sposate. Abbiamo deciso di togliere apposta le pile, così l’orologio segna sempre quell’ora”. La scommessa della famiglia di Roberta e Chiara, e di Emma e Giada, è di farlo ripartire, ma solo quando potranno sposarsi anche in Italia.
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