Economia e Lavoro
1 Febbraio 2016
Secondo il tribunale, il licenziamento fu "di natura e finalità ritorsiva" e non può poggiare su contestazioni disciplinari

Il giudice ha reintegrato Luca Fiorini

di Ruggero Veronese | 4 min

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indexUn licenziamento dalla “natura e finalità antisindacale”, mirato a “fare cessare l’attività sindacale svolta da Luca Fiorini”. È una sentenza chiara e netta quella con cui il giudice Alessandro D’Ancona ha imposto la revoca del licenziamento e il reintegro in Basell di Luca Fiorini, il rappresentante sindacale (nonchè ex segretario Filctem – Cgil) ‘epurato’ dopo un’animata lite con la dirigenza durante la trattativa per il rinnovo del contratto collettivo, il 17 dicembre scorso.

Una vicenda che ha sollevato un coro di indignazione contro la multinazionale – criticata da sindacati, cittadini ed enti locali – e che oggi ha finalmente trovato una soluzione positiva: il Fiorini tornerà al proprio posto di lavoro e ai tavoli delle trattative sindacali. Nessuna ‘contestazione disciplinare’ gli può essere mossa per il suo operato.

Basell esce quindi sconfitta dallo scontro in tribunale con la Cgil, che ha promosso il ricorso contro il licenziamento. Nelle 12 pagine del dispositivo, il giudice D’Ancona rigetta tutte le eccezioni di ammissibilità proposte dalla multinazionale (in sostanza: la Cgil è coinvolta nella vicenda in quanto Fiorini è un suo rappresentante aziendale eletto, primo per preferenze alle ultime elezioni, mentre è indifferente il fatto che la trattativa sia proseguita in sua assenza), per poi passare alla ricostruzione della lite tra il sindacalista e i dirigenti Basell. In cui traspare una “netta inconciliabilità” tra le versioni riportate dai sindacalisti e dai rappresentanti dell’azienda. Secondo i primi, i toni erano già molto caldi da entrambe le parti, al punto che una dirigente (Gabriella Bazzana) lanciò il cellulare sul tavolo affermando che le trattative “erano ‘rotte’ per inaffidabilità dei sindacalisti dovuta alla loro reiterata richiesta di ridiscutere il testo della clausola ‘occupazione/occupabilità'”.

In seguito a questo gesto di stizza la situazione degenera e Fiorini, dopo aver pronunciato una bestemmia, si avvicina a un dirigente Basell (Antonio Gaudenzi): è a quel punto che avviene il contatto fisico. Una spinta, secondo i rappresentanti Basell, capace di far perdere l’equilibrio al manager. Ben diversa la versione dei sindacalisti, secondo cui lo ‘sbilanciamento’ di Gaudenzi è “successivo di qualche istante al contatto”, “poco fluido, poco naturale, quasi fosse volontariamente posto in essere.”

Non potendo quindi disporre di “un quadro univoco delle singole condotte”, il giudice valuta gli elementi “elementi che permettano di meglio contestualizzare il significato e la portata dell’episodio contestato”. D’Ancona argomenta come la ‘sfuriata’ di Fiorini, in un contesto di tensione tra sindacati e azienda nel bezzo di una trattativa chiave, si colloca in un momento in cui “era in atto una sospensione del rapporto di lavoro: le parti erano cioè su posizioni paritarie e le reazioni contro eventuali intemperanze del lavoratore-sindacalista, se danno luogo a provvedimenti che incidono sul rapporto di lavoro, assumono natura e finalità ritorsiva e si connotano per chiaro carattere di antisindacalità”.

Non manca una piccola ‘tirata d’orecchi’ allo stesso Fiorini, visto che “può ritenersi accertato che ha bestemmiato, ha alzato il tono di voce senza pronunciare né ingiurie né insulti e ha volontariamente toccato con la mano il petto di Gaudenzi”. Una condotta che secondo il giudice “può essere oggetto di disapprovazione alla stregua di parametri sociali e portare eventualmente a una nota di biasimo, da parte della organizzazione sindacale cui Luca Fiorini appartiene, per la scarsa capacità di equilibrio, di autocensura e di autocontrollo dimostrata nel contesto di cui si discute”. Ma questo non basta certo a giustificare il licenziamento, visto che “opportunamente contestualizzata e riferita all’attività sindacale su un piano di parità, la reazione di Luca Fiorini va notevolmente ridimensionata rispetto alla gravità ritenuta da Basell”, al punto che “rispetto al fatto commesso, il licenziamento rivela l’uso abusivo e strumentale del potere disciplinare, con chiara finalità ritorsiva”.

Per i segretari generali di Cigl Cisl e Uil di Ferrara la sentenza “conferma le ragioni per le quali i lavoratori di L.Basell hanno sostenuto una iniziativa sindacale, per loro molto onerosa, con grande fermezza, determinazione e una unità senza precedenti, con il più ampio sostegno della opinione pubblica e delle istituzioni locali e regionali”.

“E’ ora auspicabile – scrivono in una nota congiunta Raffaele Atti, Paolo Baiamonte e Massimo Zanirato – che la direzione di L.Basell ne prenda atto senza indugio e riveda radicalmente il profilo da dare alle relazioni sindacali, abbandonando le tentazioni autoritarie emerse in questa e in altre più recenti vicende, per concentrasi sui programmi e gli investimenti necessari a restituire allo stabilimento di Ferrara un ruolo di traino nella ricerca industriale sui polimeri a livello mondiale, ricostruendo in questo modo un legame positivo con la città”.

“Una vera e propria battaglia di civiltà” secondo la Filctem Cgil di Ferrara, che esprime “piena soddisfazione per questo decreto che determina una importante vittoria dell’intero movimento sindacale, poiché respinge il tentativo di limitarne la piena e libera iniziativa. Una vittoria che deve prima di tutto essere ascritta ai lavoratori che hanno sostenuto con la propria partecipazione la mobilitazione sindacale, alla Rsu che unanimamente ha contrastato l’atteggiamento arrogante della direzione aziendale, alle istituzioni, alle forze politiche locali, all’intera comunità ferrarese”.

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