Attualità
2 Febbraio 2016
L'istituzione di un nucleo cinofilo a livello provinciale risulta infattibile

Cani antidroga, l’agente a quattro zampe

di Elisa Fornasini | 3 min

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carabinieri cani antidrogaIl naso dei cani arriva dove non arriva l’occhio delle persone. Il fiuto canino ha permesso di scovare, per fare l’esempio più recente, un etto di marijuana sotterrato nei giardini del Grattacielo e 18 grammi di hashish nascosti nel sottomura di corso Porta Mare. Ad aiutare le forze dell’ordine nell’ormai tradizionale ‘caccia di droga’ in zona Gad intervengono sempre più spesso le unità cinofile del Reparto di Bologna.

Nell’ultimo controllo erano in servizio un maschio e una femmina di pastore tedesco. Una coppia recentemente formata ma andata subito a segno: l’esperta Greti (ha 7 anni ed è ‘poliziotta’ da 6) ha affiancato Irvin, in servizio da soli sei mesi ma già distintosi per la sua energia e potenzialità. Accanto ai due cani antidroga ci sono i loro inseparabili conduttori con cui lavorano fianco a fianco in difesa della legalità per fiutare le sostanze stupefacenti che un operatore normale non sarebbe riuscito a scovare.

Il modus operandi dei pusher è ormai noto: nascondono lo stupefacente in luoghi poco visibili (per lo più nelle buche del terreno) che verranno indicati ai clienti una volta effettuato il pagamento. Questa ‘tecnica’ permette agli spacciatori di non girare con la droga (e quindi di uscirne puliti in caso di un’eventuale perquisizione) e rende più difficili le operazioni di sequestro dei militari che non riuscirebbero a scoprire i nascondigli senza il prezioso fiuto dei cani antidroga.

Ma oltre all’ottimo olfatto, che qualità deve avere un cane per ‘indossare la divisa’? L’abbiamo chiesto a Paola Piffer, assistente capo dell’unità cinofila antidroga del Reparto di Bologna. “Le razze che si prestano meglio all’attività antinarcotici sono quelle del pastore tedesco e del labrador. Ma non tutti gli animali sono adatti, bisogna valutare la dose di equilibro e forza del cane per resistere agli stimoli esterni e la sua tempra per superare eventuali paure e traumi. Per addestrarli viene sfruttato l’istinto di gioco dell’animale per cui scovare una dose di hashish, marijuana, ecstasy, eroina o cocaina diventa per lui un gioco divertente”.

Attualmente al Reparto di Bologna lavorano otto unità cinofile, di cui sei antiesplosivo e due antidroga, ma presto verrà potenziato con altri due cani antidroga. Un servizio utile notato anche dal Pd che, nelle 12 proposte per rendere il territorio più sicuro, ha inserito l’istituzione di un nuovo nucleo cinofilo a livello provinciale. Peccato che l’iniziativa risulti infattibile.

“A livello operativo non vedo fattibile l’istituzione di un nucleo cinofilo a Ferrara – dichiara l’operatrice cinofila – perché è più efficiente e meno dispendioso avere un centro unico in regione, da dove mandare i cani ‘in missione’, che tanti sparsi in Emilia Romagna. In un’ottica di contenimento dei costi, infatti, ogni regione ha il suo centro e non sarebbe possibile aprirne uno in ogni provincia”.

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