Economia e Lavoro
15 Gennaio 2016
Circa 160 dipendenti saranno sottoposti a turnazione. E sull'accordo ponte passa il welfare aziendale

Berco: 13 settimane di cassa integrazione, sperando nella ripresa

di Ruggero Veronese | 2 min

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100_5601Tredici settimane di cassa integrazione, in attesa di un segnale di ripresa dai mercati. Dureranno più a lungo del previsto gli ammortizzatori sociali (inizialmente si parlava di circa 7-8 settimane) che saranno in vigore con ogni probabilità da martedì prossimo alla Berco di Copparo. Questa la novità principale dopo l’incontro tra i sindacati Fiom – Cgil, Fim – Cisl, Uilm – Uil e Ugl e i vertici dell’azienda controllata da ThyssenKrupp, che sta andando incontro a un calo pari a circa il 16% delle commesse, soprattutto a causa della battuta di arresto dai mercati cinese e brasiliano.

A essere coinvolti nella cassa integrazione saranno circa 160 dipendenti, che saranno sottoposti a una turnazione che verrà stabilita all’inizio della prossima settimana nei singoli reparti. I dirigenti dello stabilimento hanno parlato di “calo temporaneo” delle ordinazioni, ma ovviamente è difficile fare previsioni esatte, che dovrebbero necessariamente tener conto della complessa situazione economica internazionale. E, a questo proposito, i sindacati non nascondono le preoccupazioni: “Dobbiamo sicuramente essere particolarmente attenti alla situazione – afferma la segretaria della Fim – Cisl di Ferrara, Sandra Rizzo – perchè il mercato è in una fase piuttosto critica, che non colpisce solo la Berco ma anche altre aziende con meno visibilità, non solo a Ferrara. Quindi possiamo dire che il 2016 non è affatto cominciato bene. Dovremo monitorare attentamente i prossimi sviluppi, sperando che sia una situazione temporanea”.

Ma oltre al capitolo cassa integrazione, oggi è stata anche la giornata conclusiva delle operazioni di voto tra i lavoratori per l’approvazione del nuovo accordo-ponte sul contratto aziendale, che ha visto un duro scontro tra la Fiom e Fim. Il primo infatti si è schierato contro l’ipotesi di sostituire 250 euro del salario dei lavoratori con trattamenti di welfare, ovvero una cifra equivalente sotto forma di buoni acquisto per generi alimentari o benzina. “È evidente – affermano i rappresentanti Fiom – che il welfare aziendale è sostitutivo del salario, crea un precedente pericoloso per la futura prossima contrattazione aziendale, snatura e tradisce lo spirito dell’accordo al Mise a Roma dell’agosto del 2013”.

Diversa la posizione della Fim – Cisl, secondo cui il welfare aziendale è “il male minore”. “Vista la natura temporanea dell’accordo-ponte e la situazione contingente abbiamo deciso di provare il welfare, così se avrà un buon riscontro sui lavoratori si potrà portare avanti nel prossimo accordo per il contratto aziendale, altrimenti lo archivieremo e torneremo a ragionare su altre soluzioni. Si è trattato di un discorso di buon senso, per dare un po’ più di potere d’acquisto ai lavoratori”.

 

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