Bracconieri, proposte M5S contro la pesca di frodo
Vittorio Ferraresi presenta a Carp Show l'emendamento per porre fine al “disastro ambientale”
“La situazione è ormai al limite del disastro ambientale”: il grido d’allarme di Vittorio Ferraresi, deputato M5S Commissione Giustizia alla Camera, suona forte e chiaro nell’area conferenze della fiera CarpShow Ferrara. L’oggetto dell’intervento del parlamentare è l’annosa questione della pesca di frodo, una minaccia all’ecosistema, che si stima (secondo i dati UniFe) aver perso un terzo del patrimonio ittico esistente, e una “minaccia al mercato ittico regolare” che, spiega, “si quantifica in 2-3 carichi a settimana da 30 quintali ciascuno”.
Nel solo territorio ferrarese, tra l’ottobre 2012 e il novembre 2015, sono stati sequestrati 2500 tonnellate di pesce, 19 natanti e 25 km di reti: “Lo Stato però – continua – ha le armi spuntate”.
Sono 4000 i km di canali da gestire, ma “la polizia provinciale ha un organico di 7-8 persone, alle quali – specifica Alessandro Bazzocchi (gruppo consiliare M5S Ferrara) – si aggiungono i circa 25 volontari di diverse associazioni: 30 operatori per 4000 km è una sproporzione notevole”. La mancanza di normative nazionali, poi, complica il quadro: le leggi regionali assicurano sanzioni amministrative ma “si dovrebbe estendere la portata applicativa e la rilevanza penale – illustra Ferraresi – delle norme già previste anche alle acque salmastre e dolci”.
Una proposta di legge ex novo, che “ordini in materia come non lo si fa dal decreto regio – continua – degli anni 30”, è impensabile: “si tratterebbe di tempi biblici, e poi le proposte della minoranza sono poco considerate; non riusciremo a garantire un risultato prima della fine della legislatura, e i provvedimenti servono invece ora”. Così il Movimento 5 Stelle avanza l’introduzione di tre modifiche – “già depositate in Parlamento – ammonisce Ferraresi – e che quindi potrebbero essere votate domani” – al decreto legislativo 9 gennaio 2012 n.4. Si tratta di “tre integrazioni, tre interventi di buon senso” che renderebbero applicabili anche al caso delle acque interne le normative penali già previste per la pesca illegale in ambito marittimo, che prevedono l’arresto da due mesi a due anni o l’ammenda da 2000 a 12000 euro (D.Lgs. 9 gennaio 2012, n.4, articolo 8).
“Nello specifico – spiega il deputato – si tratta di introdurre l’indicazione ‘salmastre ovvero dolci’ laddove, nell’articolo 7 del testo citato, si identifica l’ambito applicativo come esclusiva delle acque marine; così facendo le norme sulla pesca professionale (art.7, comma 1) non si limiterebbero alle acque marine, bensì a quelle salmastre e dolci; così il divieto (art. 7, comma 1, lettera d)) di danneggiare le risorse biologiche con strumenti illegali, materie esplodenti o energia elettrica ad esempio, si allargherebbe a comprendere anche le acque ‘salmastre ovvero dolci’ oltre alle già comprese acque marine”.
Si renderebbe poi necessario l’introduzione di un nuovo caso penalmente rilevante espressamente dedicato alla pesca di frodo in acque interne: “La facilità di rilascio – continua Ferraresi – delle licenze professionali è un problema reale e bisogna porre limiti alla definizione di pesca professionale nelle acque interne”. Il comma di nuova introduzione, dunque, suonerebbe così: “[è fatto divieto di] compiere attività di pesca professionale nelle acque salmastre o dolci con strumenti, attrezzi, apparecchi ovvero mezzi che per quantità ovvero caratteristiche si pongano in violazione della normativa in vigore”.
Quello di Ferraresi, dunque, è un appello alle forze parlamentari, al Governo e alla stampa perché si diffonda l’iniziativa: “E’ fondamentale approvare questo emendamento per porre fino al bracconaggio che infesta le nostre acque”.