Politica
20 Novembre 2015
L'assessora Sapigni risponde a Rendine che tira fuori l'audio della conversazione tra assistita e operatrice

Minacce da tutor Asp, ecco le registrazioni

di Daniele Oppo | 4 min

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IMG_20151119_105910055Tre pagine di spiegazioni e ricostruzioni ma senza toccare l’argomento più importante: le supposte, pesantissime, minacce che una tutor legata all’Asp avrebbe proferito nei confronti di un’assistita.

La risposta che l’assessora Chiara Sapigni ha dato al consigliere comunale Francesco Rendine (Gol) in merito al caso di una donna di 46 anni che svolgeva un tirocinio di inserimento lavorativo presso un’azienda situata al centro commerciale “Le Mura”, vittima poi di quello che sembra essere stato un incidente sul lavoro, appare caduca perché nel ricostruire l’intera vicenda, non si sofferma sull’accusa più pesante: la presenza di gravi – e finora supposte – minacce all’assistita da parte di una persona legata all’Asp.

Rendine riferiva di una telefonata del 3 ottobre scorso intercorsa tra l’assistita e un operatrice legata all’Asp –  la tutor del tirocinio – in cui quest’ultima la informava della chiusura di un secondo tirocinio, giustificando tale comportamento “imputandolo al fatto che l’assistita abbia denunciato un infortunio nel tirocinio precedente quello in corso”. La stessa operatrice, avrebbe poi fatto affermazioni pesanti, come “meriti di crepare di fame” e “se non ritiri la denuncia a Ferrara non lavorerai mai più”.

Nella risposta della Sapigni di tutto questo non c’è quasi traccia, si sostiene anzi che “le modalità adottate dal Servizio Sociale sono state consone alla situazione; gli operatori hanno operato adeguatamente rispetto al ruolo ricoperto, e hanno dato prova di particolare sollecitudine, attenzione, sensibilità e accortezza rispetto ad una utente che si è mostrata ostile nei confronti sia dei progetti proposti che delle persone in essi coinvolte”.

Insomma, la signora V.L. non esce bene dalla descrizione fatta dall’assessora che riporta anche la presenza di minacce via sms indirizzate alla tutor (eventualità smentita categoricamente dall’assistita, ndr) e un sibillino “il 3 ottobre la tutor, in presenza di un collega testimone, informa telefonicamente la Signora V.L. della sospensione del tirocinio”. Questo fa presumere che ci sia un testimone terzo in grado di confermare o meno quanto afferma la signora che, che se venisse confermato, si configurerebbe come un reato vero e proprio.

Ed è a questo punto che Rendine, che nella mattina di giovedì ha tenuto una conferenza stampa insieme alla diretta interessata, tira fuori le registrazioni effettuate dalla signora proprio di quel 3 ottobre e le fa ascoltare ai giornalisti presenti. Si tratta di due file audio “registrati con un altro telefonino e mettendo la telefonata in viva voce”, come spiega V.L.. La decisione – sempre secondo quanto afferma la signora – stata presa per due motivi: “Il giorno precedente c’è stata una conversazione abbastanza pesante con la tutor” e poi perché “la telefonata è arrivata il sabato sera alle 18 e mi sono insospettita”.

L’audio della telefonata (nota: le voci sono state alterate e i nomi sono stati ‘silenziati’ da Estense.com per renderle non riconoscibili e preservare la privacy dei diretti interessati). 

“Qual è la verità vera?”, chiede Rendine che accusa la Sapigni di non dire la verità nella sua risposta. “L’assessora tende a dipingere la signora assistita come una poco di buono, crediamo invece che ci siano state delle grosse ingiustizie”.

La risposta di Sapigni, inoltre, sembra essere in contraddizione con quanto aveva affermato a Estense.com la presidente dell’Azienda servizi alla persona Angela Alvisi. Interpellata sulla vicenda aveva riferito che l’operatrice non è una dipendete di Asp, ma appartenente a una cooperativa che si occupa di inserimenti lavorativi. Per Sapigni, invece, la signora è stata affiancata nel tirocinio “da una tutor dell’Ente promotore (Asp) come previsto da progetto”.

Tutto nasce – come detto – dall’infortunio sul lavoro avvenuto nel luglio scorso durante un tirocinio: nella cucina, mentre sta lavando una pentola con del materiale caustico, la signora inala i vapori e si sente svenire. Il giorno seguente va all’ospedale dove il medico diagnostica uno stato ansioso. La guardia medica riscontrerà invece sintomi da intossicazione. Visite successive descriveranno una “sospetta colicistite forse tossica”.

Per quell’evento V.L. ha presentato esposti sia ai carabinieri che all’Ispettorato del Lavoro. Ma la domanda per ottenere il riconoscimento, secondo l’assessora, non solo non sarebbe stata presentata in modo congruo dall’assistita ma sarebbe stata mostrata solo “dopo diversi solleciti” e “solo la settimana successiva”. Ai giornalisti viene mostrata una email con cui V.L. avrebbe però inviato comunicazione dei referti entro le 48 ore dall’avvenimento ad alcuni indirizzi legati all’Asp. Comunque Sapigni riferisce che alla signora è stata versata una “indennità (di 230 euro, ndr) per il periodo di tirocinio prestato compreso il periodo di assenza coperta da certificati sanitari”. Ma il rapporto è ormai compromesso – anche perché “le versioni date dall’utente sull’accaduto sono state diverse e discordanti tra loro – e Asp e azienda decidono di chiudere il tirocinio: Sapigni dice il 28 luglio, i documenti mostrati da Rendine dicono il 30.

“Non è questo il modo in cui l’Asp deve trattare un soggetto debole – taglia corto Rendine -. Era la tutor che si doveva occupare della richiesta, anche perché entrare nei regolamenti è una cosa difficile già per una persona ‘normale’, figuriamoci per chi è in una situazione di disagio”.

Rendine e V.L. hanno infine annunciato che chiederanno l’assistenza di un avvocato per vedere se ci siano i margini per una tutela legale.

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