Politica
11 Novembre 2015
Il presidente Anac ribadisce: "Il sistema rischia di creare una situazione di monopolio di fatto"

Appalto-profughi a Camelot. Cantone vuole indagare

di Redazione | 5 min

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cantone“Ovviamente ci riserviamo di capire bene cosa è avvenuto sulle modalità di vincere la gara”. Il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone, ritorna sul bando Sprar assegnato dal Comune a Camelot a seguito della gara pubblica cui l’amministrazione era stata ‘costretta’ proprio dai rilievi Anac.

Cantone è stato infatti interpellato a tal proposito dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema di accoglienza e identificazione dei migranti, presieduta da Gennaro Migliore. “Quanto alla vicenda Camelot – afferma Cantone – noi abbiamo evidenziato, a seguito di un esposto, che uno degli appalti per uno Sprar era stato affidato alla cooperativa Camelot senza una gara vera e propria. Abbiamo segnalato questo dato al Comune di Ferrara, il Comune ha revocato l’affidamento, ha disposto ed effettuato la gara ad esito della quale, abbiamo oggi appreso oggi solo a mezzo stampa, la Camelot avrebbe vinto la gara […]. Dalle notizie a mezzo stampa sembrerebbe che Camelot sarebbe l’unico soggetto che ha partecipato. La vicenda che abbiamo segnalato però – prosegue il presidente dell’Anac – è l’affidamento senza gara che è stato gestito dal Comune di Ferrara nel senso di revocare l’affidamento. Non abbiamo ancora svolto accertamenti, perché l’appalto è recentissimo, su come è stato poi affidato l’appalto successivo. Ma resta il punto, lo evidenziamo nelle nostre linee guida ancora non pubblicate, che qui ci sono una serie di criticità a monte in cui diciamo, sostanzialmente, che così come vengono strutturati gli appalti è difficilissimo una volta assegnati poterli dare poi ad altri. Soprattutto quando nell’appalto si prevede che sia lo stesso soggetto a mettere a disposizione il centro di accoglienza. Una volta individuato il centro di accoglienza risulta difficile procedere alla sostituzione dello stesso e quindi all’avvicendamento del gestore titolare. Credo che questo sia il principale problema tant’è che segnaliamo di evitare che negli appalti si crei questo meccanismo”.

“Sulla logica di continuità e necessità di tutelare le persone, il sistema degli appalti rischia di creare una situazione di monopolio di fatto – ribadisce Cantone, richiamando quanto già evidenziato proprio al Comune con une delle note inviate durante l’anno – da parte di chi ha ottenuto per la prima volta l’appalto medesimo. Su questo punto proviamo anche a evidenziare una serie di vie d’uscita: ad esempio possono essere utilizzate strutture pubbliche evitando di strutturare l’appalto in maniera tale che il soggetto che se ne occupa sia anche il titolare del centro di accoglienza”. Va rilevato che nel caso di Ferrara preso in considerazione la struttura è stata messa a disposizione dal Comune.

“Su questo specifico aspetto – prosegue il presidente Anticorruzione – abbiamo provato a dare indicazioni, speriamo che possano essere elemento per garantire quello che oggi è un grande affare, anche in senso positivo perché è anche un meccanismo di sviluppo economico, che però deve essere gestito con logiche di trasparenza che fino a questo momento non sempre si sono trovate negli appalti che abbiamo verificato”.

Sulla questione – anche se nella nota inviata alla stampa non vengono citate le specifiche parole che Cantone ha riservato alla vicenda Camelot – interviene Alan Fabbri, capogruppo della Lega Nord in Regione: “Ancora una volta – scrive – il presidente Cantone certifica le nostre perplessità sulla gestione degli appalti per l’accoglienza a Ferrara”.

Catone ha ampiamente parlato del sistema di affidamento dei Centri di identificazione ed espulsione, con specifici riferimenti alle situazioni del Cara di Mineo e della onlus “Un’ala di riserva” di Pozzuoli (che ha portato a un blitz a sorpresa della commissione proprio dopo l’audizione). Il presidente dell’Anac ha proposto un sistema diverso per l’affidamento degli appalti, non più legato agli enti locali, ma centralizzato a livello ministeriale e gestito dalle prefetture nei territori, sulla base di un modello standard per garantire maggiore trasparenza.

Cantone ha affermato che “in alcune regioni il legame tra gestione illecita” dei servizi agli immigrati e relativi appalti “e la criminalità organizzata rischia di essere confermata da futuri controlli”. Ha poi parlato di abusi nella gestione emergenziale ed espresso la sensazione che il sistema Mafia Capitale “sia molto più diffuso di quanto apparso a Roma”.

Da queste considerazioni Fabbri forza però un confronto con la situazione ferrarese: “Le parole di Cantone, che ha parlato di un ‘sistema mafia capitale esteso ad altre regioni’ e ‘più diffuso di quanto non sia emerso’ – afferma il consigliere regionale leghista – possono che farci chiedere al Comune di Ferrara di rispondere con la massima celerità per fugare ogni dubbio in merito ad una legittima richiesta di trasparenza di cui ci eravamo da subito fatti interpreti e portavoce nell’interesse esclusivo della cittadinanza”. E da qui attacca ancora – senza nominarli direttamente – gli assessori Massimo Maisto e Simone Merli: “Di fronte a quella richiesta certi assessori hanno preferito querelare piuttosto che rispondere. Strano concetto di democrazia. E per fortuna che si fanno chiamare Partito democratico. Non ci facciamo intimidire, stiamo andando avanti, ringraziando le istituzioni che stanno facendo luce sugli appalti a Ferrara. Siamo sicuri – continua Fabbri –  che i rilievi del presidente Cantone saranno tenuti in debita considerazione da tutte le istituzioni competenti, a partire dalla procura della Corte dei conti di Bologna, che abbiamo interpellato a proposito della gestione appalti accoglienza a Ferrara”. “Spiace invocare l’intervento di Autorità e procure – conclude il segretario regionale del Carroccio – per ottenere quelle risposte che ci saremmo fin da subito aspettati dal Comune”.

Il video dell’audizione di Cantone. Il punto relativo a Camelot dal minuto 21,10.

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