C’è subbuglio tra i sindacati dei chimici – ferraresi e non solo – in merito alla possibile cessione della società Versalis da parte del gruppo Eni, che secondo la Femca – Cisl ha ormai “l’obiettivo di concentrarsi solo sulle attività di oil & gas”. Una ritirata dal comparto della chimica tradizionale che vedrebbe come prima ‘vittima’ proprio la Versalis, per la quale si moltiplicano le voci di una futura cessione o dell’ingresso di nuovi soci nella proprietà. Il tutto mentre in Regione proseguono gli incontri istituzionali per far luce sul futuro dei lavoratori coinvolti: venerdì (30 ottobre) si terrà un incontro tra le segreterie nazionali di Filctem, Uiltec , Femca e l’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi, per comprendere quali siano le reali intenzioni di Eni sul futuro della chimica italiana, mentre il 3 novembre i sindacati di categoria di Ferrara incontreranno l’assessore regionale alle attività produttive, Palma Costi, e il 17 novembre Descalzi sarà in Regione per un nuovo confronto con l’amministrazione.
Una situazione in cui al momento sindacati e dipendenti dispongono di poche certezze e per questo si rivolgono alle istituzioni per chiedere garanzie sul futuro: la Femca invitando al rispetto del piano industriale presentato lo scorso giugno, che prevede 1,2 miliardi di investimenti nei siti Versalis, Filctem e Uilcem chiedendo lumi sui possibili nuovi partner di Eni e su come verrà modificato l’assetto societario di Versalis: “Se l’operazione riguarderà la costituzione di una joint venture – affermano i rappresentanti dei due sindacati – sarà decisivo comprendere con quale partner (soggetto industriale o fondo di investimento) e con quale percentuale di partecipazione, ovvero chi avrà il controllo della nuova società”.
La costante, nelle dichiarazioni dei sindacati, è la richiesta al Governo di maggiore partecipazione nella vicenda: “Data la rilevanza del comparto chimico sull’intero apparato produttivo nazionale – affermano Filctem e Uilcem -, sorprende il silenzio del Governo in merito, segnale preoccupante dell’assenza di una politica industriale consapevole e attenta ai bisogni sociali ed economici del Paese. Tutti gli Stati industrialmente avanzati, per la strategicità del settore, hanno almeno un gruppo del comparto chimico a partecipazione pubblica, sarebbe grave che noi lo cedessimo, magari ad una società straniera. La Regione Emilia Romagna, supportata dal contributo delle amministrazioni locali di Ferrara e Ravenna, appare l’unico soggetto istituzionale che provi a svolgere un ruolo mirato a ricercare politiche industriali, orientate a sostenere produzioni e filiere manifatturiere collegate”.
Uilcem e Filctem chiedono quindi al Goveno di intervenire affinchè Eni “presenti un piano industriale solido economicamente e credibile industrialmente, improntato a mantenere gli asset industriali esistenti, con investimenti capaci di generare un equilibrio dei costi nella petrolchimica, compeltare e realizzare rapidamente gli investimenti già promessi e sottoscritti da Versalis con i territori e i sindacati, realizzare joint venture con operatori significativi e internazionalizzati nelle poliolefine e salvaguardare il lavoro e l’occupazione del Paese”.
Dello stesso tenore anche l’appello della Femca, i cui rappresentanti si confermano “contrari ad una eventuale uscita di Eni dalla chimica, che se fosse confermata riterremo sbagliata e inopportuna: questo Piano non può e non deve essere messo in discussione, deve essere portato a termine ed implementato. Eni ha una rilevante presenza pubblica nel proprio azionariato e quindi una grande responsabilità nel presidiare gli assetti produttivi e di ricerca fondamentali per rafforzare il sistema industriale italiano”.