Cento. La celeberrima Compagnia dell’Oca Morta ha compiuto, lo scorso 25 ottobre, 40 anni. La celeberrima, come viene comunemente chiamata, ebbe origine dalla signoria del Gambero, compagine centese della goliardia bolognese, legata alle tradizioni dell’Alma Mater Studiorum e da clienti del mitico bar Italia di via Guercino a Cento, ancora esistente.
L’allora gigantesco locale, con i suoi biliardi, annerito dal pesante fumo del tabacco e delle stufe warm-morning, era frequentato da centesi dai 18 ai 90 anni. Questo insieme molto accogliente generava una inconsapevole comunione di pensieri e rispetto fra le varie tipologie di avventori che portavano spesso a fatti inverosimili di insuperabile e rispettosa comicità. Accanite discussioni di ogni settore delle conoscenze ed esperienze umane scoppiavano quotidianamente catalizzate da pareri sentenziosi degli inimitabili camerieri a provvigione.
Nell’estate l’attività oratoria si spostava all’esterno, sulla pedana, ed era l’occasione per commentare sulle signore e signorine di passaggio che definirono questo gruppo “uomini di molte chiacchere e pochi fatti!”. Dall’ottobre 1975 il gruppo rigenera annualmente, al ristorante, quella atmosfera giovane e goliardica.
“Il magico bar Italia rivive in noi tutti insieme nella celeberrima compagnia dell’oca morta” commentano i presenti al pranzo goliardico del 25 ottobre: Alberghini Giancarlo, Bergonzoni Pietro, Bertelli Vittorio, Bianchi Antonio, Biondi Achille, Canelli Silvio, Cavana Alberto, Cavana Alessandro, Cocchi Paolo, Corvini Paolo, Filiaggi Silvio, Gallerani Vittorio, Govoni Gianfranco, Lanzoni Cesare, Lorenzini Alfonso, Malaguti Mario, Martini Maurizio, Mazzoni Giuseppe, Negrini Agostino.
Tra gli ospiti anche il giornalista Giuliano Monari, presidente del Circolo della Stampa di Cento. Per tutte le cariche sociali della celeberrima, invece, dal presidente Antonio Bianchi, al cassiere, allo stewart, al vicepresidente, non sono elettive ma Pav (provvisorie a vita) per evitare pericolose deviazioni o fughe in avanti. Lo statuto esiste ma non è mai stato scritto o, tantomeno, applicato.
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