Cronaca
23 Ottobre 2015
Il professore spiega i risultati del suo lavoro con la Nasa a Vancouver

Ccsvi, standing ovation per il metodo Zamboni

di Redazione | 2 min

zamboni nuova 2Il professor Paolo Zamboni dell’Università di Ferrara ha ricevuto una calorosa standing ovation alla conferenza di Vancouver (Canada). Anche se non era presente fisicamente nella sala, ha potuto sentire tutto l’entusiasmo tramite Skype, ed era visibilmente commosso. Zamboni ha parlato di come il suo recente lavoro con la Nasa nella stazione spaziale internazionale lo abbia aiutato a perfezionare un nuovo mezzo operatore indipendente di misurazione del flusso venoso.

Ha ammesso che un problema importante e motivo di controversie nella diagnostica della Ccsvi è stato il fatto che l’utilizzo dell’ecografia come strumento diagnostico è completamente dipendente dalla formazione (training) dell’operatore. E questo è stato confondente e ha impedito alla scienza di andare avanti. La difficoltà principale è che la vena giugulare è un vaso pulsatile (o in movimento e pulsante), e ha diverse misurazioni durante il ciclo cardiaco, a seconda di quanto sangue la stia attraversando in un qualsiasi momento. Inoltre, la vena giugulare è ellittica, e non un cerchio, ciò ha creato confusione nella misurazione della sezione trasversale (Csa).

Il suo nuovo metodo di misurazione guarda alla velocità di flusso ed a come il polso della vena giugulare (Jvp) è sincronizzato con la carotide ed il battito cardiaco. Guardando dei soggetti sani, si può vedere come tutte e tre queste misure sono sincronizzate in un intervallo di tempo determinato. Il polso venoso inizia con la contrazione del cuore, mandando un’onda positiva fino al cervello. Ogni movimento del cuore è riflesso nella vena giugulare.

Com’è noto il professor Zamboni ha addestrato un’astronauta, Samantha Cristoforetti, su come utilizzare l’ecografia in B-mode per prendere immagini del suo ritorno venoso e del Jvp sulla stazione spaziale. Queste immagini sono dati puri, che sono stati poi trasmessi ai ricercatori vascolari per estrapolare l’emodinamica di flusso. La bellezza di questo nuovo metodo è che è fatto di soli numeri, come una lettura dell’Ecg. Non si può dare un “parere” neurologico sui numeri. Se è o non è normale. Il prof. Zamboni ha già visto che la distanza delle onde è molto più ampia e regolare nei soggetti sani, che nei pazienti con Ccsvi.

Questo nuovo metodo non invasivo fornirà un quadro preciso dell’asse cuore-cervello e aiuterà a porre fine alle polemiche sulla diagnostica della Ccsvi. Esso contribuirà inoltre a chiarire chi dovrebbe essere studiato ulteriormente con la flebografia, e può anche essere utilizzato come un metodo di follow-up per i pazienti dopo il trattamento di angioplastica.

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