Una mostra capolavoro fatta di capolavori: è quella dedicata alla plurimillenaria civiltà egiziana intitolata “Egitto. Splendore millenario. Capolavori da Leiden a Bologna” che si è aperta ufficialmente a Bologna, sede riattata e di estremo valore ‘scenografico’, il Museo Civico Archeologico che si protrarrà fino al 17 luglio 2016.
Per questa magnifica ed unica occasione, infatti, si son fatte una, integrandosi, la collezione egiziana del Museo Nazionale di Antichità di Leiden in Olanda – una delle prime dieci al mondo, circa 500 reperti – e quella di Bologna, tra le prime in Italia, per un percorso espositivo di circa 1.700 metri quadrati di arte, storia, bellezza, performance e modernità.
Nel 2011 il Rijksmuseum van Oudheden di Leiden ed il Museo Civico Archeologico di Bologna han sottoscritto un accordo quinquennale con l’obbiettivo di condividere attività di ricerca e culturali, di organizzare workshops, convegni e mostre, così come d’esser reciprocamente disponibili al prestito di antichità a breve e lungo termine. Le due istituzioni posson esser considerate gemelle per tradizione museale, prestigio internazionale e patrimonio archeologico, ma son, soprattutto, le loro collezioni egiziane – che conservano grandi capolavori provenienti dalla stessa area della necropoli di Saqqara – a rappresentarne il trait-d’union principale.
L’esposizione nasce, dunque, a seguito di questa intensa e fruttuosa collaborazione lunga quasi 5 anni che, si spera, sarà rinnovata nel tempo.
E, dulcis in fundo, a compendio di tanta cólta ricchezza in visiva offerta, prestiti eccellenti dal Museo Egizio di Torino, pure tra i più importanti e ricchi al mondo per quanto concerne la civiltà delle Piramidi – recentemente ‘rivisitato’ in uno special da Rai 5 – e da quello di Firenze, secondo in Italia dopo il già citato di Torino.
Insomma un’operazione che non ha sicuramente precedenti nel panorama espositivo internazionale più recente.
EGITTO.,… narra, grazie ai capolavori in mostra, una storia plurimillenaria, una civiltà unica che affascina tutto il mondo: l’Egitto delle Piramidi e dei Faraoni, del dio Osiride e della sua amata Iside, le vicende di grandi condottieri e sacerdoti, di dei e divinità, di personaggi che fecero e furono il passato dell’Egitto e che grazie ad archeologia, scoperte e collezionismo non smette mai di incantare, rivelarsi, incuriosire, affascinare ed ammaliare, generazione dopo generazione.
E’ divisa in sette sezioni:
- Il Predinastico e l’Età Arcaica – alle origino della Storia;
- L’Antico Regno – un modello politico/religioso destinato al successo e le sue fragilità;
- Il Medio Regno – il Dio Osiri ed una nuova prospettiva di vita ultraterrena;
- Dal Medio al Nuovo Regno – Il controllo del territorio in patria ed all’estero;
- La necropoli di Saqqara nel Nuovo regno;
- Il Nuovo Regno – Il benessere dopo la conquista;
- L’Egitto del primo Millennio.
Per la prima volta saranno esposti i capolavori delle due collezioni, tra cui: la Stele di Aku (XII-XIII Dinastia, 1976-1648 a.C.), il “maggiordomo della divina offerta”; gli ori attribuiti al generale Djehuty, che condusse vittoriose le truppe egiziane nel Vicino Oriente per il faraone Thutmose III (1479-1425 a.C.); le statue di Maya, Sovrintendente al tesoro reale di Tutankhamon, e Meryt, cantrice di Amon, (XVIII dinastia, regni di Tutankhamon-Horemheb, 1333-1292 a.C.), massimi capolavori del Museo Nazionale di Antichità di Leiden, che lasceranno per la prima volta l’Olanda.
Tra i numerosi oggetti che testimoniano il raffinatissimo stile di vita degli Egiziani più facoltosi, un Manico di specchio (1292 a.C.) dalle sembianze di una giovane fanciulla con in mano un uccellino.
Infine, per la prima volta dopo 200 anni dalla riscoperta a Saqqara della sua tomba, la mostra offre l’occasione unica e irripetibile di vedere ricongiunti i più importanti rilievi di Horemheb, comandante in capo dell’esercito egiziano al tempo di Tutankhamon e poi ultimo sovrano della XVIII dinastia, dal 1319 al 1292 a.C.
Una considerazione val la pena sia fatta: ciò che in sintesi si evidenzia, ammirando tante meraviglie esposte tutte insieme, son i simboli di grande vita e vitalità, nel tempo, di enorme anticipazione di eleganza di stili nella realizzazione di manufatti, siano essi sculture, bassorilievi o, persino, stiacciati o raffinati gioielli ancor oggi prodotti in egual fatta, e quelli di morte, di passaggi ad altre vite, sarcofagi ‘accompagnatori’ verso una vita ultraterrena che, in realtà, non è che un superamento della morte stessa.
Forse non a caso della Fenice, spesso nota anche con l’epiteto di Araba Fenice (Araba Phoenix), un uccello mitologico noto per rinascere dalle proprie ceneri dopo la morte, ne parlarono in primis gli antichi Egizi; certo divenne poi patrimonio della cultura Greca, ma in maniera simbolicamente diversa, risorgendo per essi dal fuoco purificatore.
Gli Egizi invece ne vedevano la rinascita dall’Acqua, la Vita per eccellenza, la Sua Origine…
Egitto. Splendore millenario. Capolavori da Leiden a Bologna è prodotta da Comune di Bologna / Istituzione Bologna Musei / Museo Civico Archeologico e da Arthemisia Group.
E’curata da Paola Giovetti e Daniela Picchi.
Il catalogo è pubblicato per i tipi di Skira editore.
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