La giunta comunale ha già presentato un progetto per intitolare a Federico Aldrovani la piazzetta in fondo a via Ippodromo dove venne ucciso durante un controllo di polizia il 25 settembre di dieci anni fa.
A rivelarlo è il sindaco Tiziano Tagliani in un’intervista pubblicata su La Repubblica di sabato, ma l’intenzione della giunta non è sinonimo di progetto approvato. “Non dipende solo dal Comune – ha spiegato Tagliani a La Repubblica -. La decisione spetta alla Commissione Toponomastica, che è sì nominata da noi ma agisce in autonomia. E serve il benestare del prefetto. Però è vero, come amministrazione abbiamo deciso di avanzare la proposta. Ci sembra la cosa giusta da fare. E l’iter sta per partire”.
Un’iniziativa simile è stata lanciata tramite una petizione online di dedicare ad Aldro il centro giovanile del Meloncello.
Il sindaco ha poi ripercorso un po’ quei giorni, dalle prime notizie in cui era ancora accreditata la versione del malore, al incontro avuto con il questore insieme all’allora primo cittadino Gaetano Sateriale, quando incominciava a circolare qualche versione molto diversa da quella fino ad allora ritenuta ufficiale.
Poi si parla di Anne Marie Tsagueu, una delle testimoni chiave del processo che, nonostante non ne avesse bisogno, chiese di essere assistita da Tagliani, nelle vesti di avvocato. “Dimostrò un coraggio straordinario – afferma il sindaco a Repubblica -: lei, immigrata con un permesso di soggiorno da rinnovare, vinse i timori e raccontò tutto quello che aveva visto e sentito dalla finestra di casa sua”.
Viene ricordato lo scontro con l’europarlamentare Potito Salatto di due anni fa, durante il sit-in del Coisp in piazza savonarola, e Tagliani ha parole dure per quello e altri episodi: “La verità – sostiene il sindaco nell’intervista – è che attorno al caso Aldrovandi si è scatenata una competizione tra sindacati che trascende il merito di quella tragedia: alcune sigle hanno colto l’occasione per una riflessione positiva sull’operato e la formazione degli agenti, altre hanno continuato ad attaccare la famiglia con posizioni del tutto strumentali”.
Le ultime parole, che riprendono quanto sostenuto venerdì in Sala Estense, sono per la città, con Tagliani che vede la battaglia di Lino Aldrovandi e Patrizia Moretti come una battaglia che piano piano è diventata “un movimento di opinione molto eterogeneo che ha coinvolto tutta la città”, capace di “crescere in consapevolezza, e anche in capacità propositiva”.