Cronaca
9 Settembre 2015
Il procuratore capo Bruno Cherchi parla dell'inchiesta sui rapporti col Comune

“Camelot, nessun indagato al momento”

di Marco Zavagli | 3 min

procura“Camelot, al momento non c’è nessun indagato”. Il procuratore capo Bruno Cherchi si concede alla stampa a parla dell’argomento più discusso a livello politico estense. L’inchiesta sulla cooperativa attiva nell’accoglienza dei profughi e non solo non vede al momento alcun indagato ed è aperta “come atti relativi in relazione ai rapporti tra Camelot e Comune”.

L’inchiesta è partita a giugno, si apprende in via Mentessi, appena dopo l’uscita dei primi articoli su Estense.com e Carlino riguardanti la cooperativa sociale. “Abbiamo preceduto – continua Cherchi – con l’acquisizione degli atti per controllare l’iter amministrativo delle delibere sugli affidamenti diretti e valutare eventuali ipotesi penalmente rilevanti. Una volta chiaro l’iter amministrativo procederemo con ulteriori eventuali approfondimenti se li riterremo utili e necessari”.

Il punto focale dell’inchiesta sta proprio nel capire la correttezza dei lavori affidatia Camelot senza gara. Secondo la spiegazione del Comune di Ferrara, nel terzo settore erano sempre stati accettati gli affidamenti diretti; la normativa lo consentirebbe ma il contesto è comunque fluido.

Quanto ai rilievi Anac, secondo l’amministrazione quando è stato fatto l’affidamento diretto non si poteva conoscere la delibera 7/2014 dell’Anac su progetti Sprar, inoltre nel 2012 (deliberazione numero 25) la stessa Autorità diceva che “altro elemento da considerare riguarda l’affidamento diretto della gestione di detti servizi a rilevanza sociale nel caso in cui sia prevista la remunerazione o meno dell’opera prestata: in particolare, quando il servizio è offerto per fini di mutualità con il solo ripianamento dei costi l’ente ha facoltà di utilizzare lo strumento della convenzione nel rispetto dei principi di cui all’art. 30 del D.Lgs. 163/2006. Contrariamente, l’attribuzione di un servizio recante profitto in cui è previsto il rischio dell’operatore economico impone l’espletamento di una procedura gara (parere Autorità n. 131/2009).” Secondo il Comune questo sarebbe il caso di Camelot.

L’Anac invece già nel 2012 diceva che “in caso di utilizzo di risorse pubbliche, nell’ambito di un progetto di cooprogettazione, l’individuazione di un soggetto privato cui affidare lo svolgimento di servizi debba essere effettuata mediante il ricorso ad un confronto concorrenziale nel rispetto dei principi generali della trasparenza e della par condicio”. E infatti la giustificazione del Comune non è bastata all’Autorità anticorruzione che, con una nota del 24 giugno scorso ha replicato ribadendo che l’individuazione del soggetto privato cui affidare lo svolgimento dei servizi in discussione, laddove sia previsto l’utilizzo di risorse pubbliche, debba essere effettuato, anche nell’ambito dei progetti Sprar, mediante ricorso a un confronto concorrenziale nel rispetto dei principi generali” del codice dei contratti pubblici, datato 12 aprile 2006.

Secondo l’Autorità, l’amministrazione “ha individuato il soggetto attuatore, con il quale presentare domanda per la partecipazione al progetto ministeriale (lo Sprar, ndr) e accedere ai fondi appositamente predisposti, senza procedere ad alcun confronto concorrenziale e senza neppure verificare l’eventuale esistenza di altri soggetti del terzo settore interessati che pure – secondo quanto sostenuto dal Comune – fanno parte del Progetto regionale ‘Emilia Romagna Terra d’Asilo’ oltre alla cooperativa Camelot”.

Le attuali indagini della procura, svolte dai carabinieri e coordinate dal pm Longhi, si sono concentrate nel settore servizi sociali e sono slegate dai rilievi dell’Anticorruzione, tanto che precedono temporalmente le osservazioni dell’Authority. La procura si è attivata autonomamente, senza l’input di esposti, che “non mi risultano siano stati depositati”.

Cherchi evita l’argomento della bagarre politica tra gli assessori del Pd Maisto e Merli e il consigliere regionale leghista Alan Fabbri, accusati da questi di conflitto di interessi nei confronti della cooperativa, limitandosi a dire che “non siamo ancora in grado di dire nulla, prima dobbiamo studiare la documentazione”.

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