Recensioni
19 Luglio 2015
Fino al 2 agosto sull'isola di San Giorgio la mostra Inbox organizzata dalla Fondazione Giorgio Cini

I sogni e l’oscurità di Enki Bilal alla biennale di Venezia

di Redazione | 2 min

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La Mostra Inbox – Enki Bilal realizzata con il supporto di Arcurial, e in collaborazione con la Fondazione Giorgio Cini è inserita nel cuore del convento adiacente la famosa Chiesa di san Giorgio che fronteggia Piazza San Marco. Enki Bilal espone per la prima volta sull’Isola di San Giorgio Maggiore durante la Biennale di Venezia fino al 2 agosto 2015.

La Fondazione Giorgio Cini ospita l’istallazione inedita Inbox, accessibile liberamente al pubblico, insieme a quelle di Magdalena Abakanowicz e Matthias Schaller. Inbox è un audace progetto artistico pensato specificatamente per questa manifestazione internazionale, dove Enki Bilal gioca con i sensi dei visitatori e con la loro percezione della realtà.

Proseguendo il suo lavoro di distrutturazione pittorica, Bilal si spinge ancora più lontano, proponendo una nuova esperienza: la presa di coscienza della voluttà inquietante, ma al contempo accattivante, dell’oscurità. In uno spazio chiuso nero, caratterizzato da un’architettura minimalista, lo spettatore è solo davanti a un grande schermo che riproduce, a ciclo continuo, le immagini indefinite a colori che creano un’instabilità destinata a fissarne e a sbilanciarne lo sguardo.

Dopo una prima fase ipnotica, lo spettatore affronta un dittico che non viene mai completamente rivelato e che, per meglio sottolineare il rapporto tra discontinuità luminosa e sensualità dei corpi, rimane sotto l’effetto alternante della chiarezza e del silenzio. Questi caratteri rappresentano il passionale e oscuro romanticismo che caratterizza l’opera di Enki Bilal che insiste sulla fragilità e sulle incertezze della nostra memoria visiva, sull’ambivalenza e sulla materialità delle immagini.

Appoggiandosi alla necessità di concentrarsi sul momento e facendo appello alla sensibilità e alle risorse intuitive, lo spettatore può immergersi nel cuore dell’opera in una poetica che è allo stesso tempo fisica e mentale. “È un gioco sui sensi e sulla loro perdita, ma anche sulla nostra percezione della realtà. Il visitatore, interfacciandosi con l’impossibilità di focalizzarsi sul convenzionale dettaglio di un’opera da uno specifico punto di vista, scopre la frustrazione della memoria visiva e deve lasciare la stanza mentre le immagini sono ancora impresse nella sua retina. Si tratta di un’esperienza effimera e solitaria”.

Enki Bilal (Belgrado, 7 ottobre 1951) è un fumettista e regista francese, nato nella ex-Jugoslavia.

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