Politica
19 Luglio 2015
Ferraresi (M5S): “Ecco cosa resta dell’orgoglio emiliano”. Lugli (Prc): "è la ricetta per la crescita di Bonaccini?"

Trivelle e autostrada, triste primato

di Redazione | 3 min

BAT_4208“Apprendiamo con preoccupazione che la nostra regione è prima ancora una volta. Il realismo emiliano che produce il fare, il pragmatismo che vede nello sviluppo il motore di progresso e benessere, sempre e comunque, ha colpito ancora”. Quando esser primi non è proprio un onore: è sarcastico il deputato del Movimento 5 Stelle Vittorio Ferraresi nel commentare il via libera della regione Emilia-Romagna a trivelle e autostrada: “eravamo i primi in Italia per pozzi perforati in terra ferma (1.716) ed in mare (1.034), si riprendano le trivellazioni, dopo la scocciatura del fermo a causa del terremoto. Siamo i primi in Italia, ci fa sapere l’inossidabile assessore alle attività produttive Palma Costi, ad aver siglato, con il ministero dello Sviluppo economico, un accordo operativo per l’adozione di nuove linee guida, “un gruppo di lavoro composto di 6 unità, 3 tecnici dell’Emilia Romagna e 3 del ministero, i quali potranno decidere se concedere il via libera alle istanze”. Mentre altre regioni hanno impugnato il famigerato decreto “Sblocca Italia” che viola il diritto delle regioni di decidere se perforare o meno il loro territorio, l’Emilia Romagna se ne guarda bene, manda tre tecnici al ministero, inutili, se non per provare a salvare la faccia della regione di fronte alla resa al governo accentratore”.

Viene poi il capitolo autostrade: “la Cispadana era la prima autostrada a gestione regionale, era. Perché ora, visti i chiari di luna delle finanza dei prodi costruttori (la società ARS che la dovrebbe realizzare a proprie spese) si chiede, implorando Roma, di statalizzarla, ed al CIPE di mettere soldi; lo fa senza vergogna la regione per nome dell’assessore ai trasporti Raffaele Donini. L’autostrada che frana già in fase progettuale, è anche per questo un fallimento di Viale Aldo Moro”.

“L’accondiscendenza sui permessi a trivellare – conclude il Cinque Stelle – in cambio del sostegno all’inutile autostrada? Questo è quello che resta di quello che una volta era l’orgoglio emiliano, la buona amministrazione a cui tutti guardavano”.

Stefano Lugli

Stefano Lugli

Dello stesso tenore le considerazioni di Stefano Lugli, commissario del Prc di Ferrara: “Dopo lo Sblocca Italia di Renzi arriva lo Sblocca Trivelle di Bonaccini. Come se non ci fosse mai stato un sisma la giunta Bonaccini cancella lo stop alle trivellazioni voluto da Errani proprio dopo il terremoto del maggio 2012 e apre la strada alla corsa al gas in Emilia Romagna consegnando il nostro territorio nelle mani delle multinazionali dell’energia”.

Lo Sblocca Trivelle di Bonaccini secondo l’esponente di Rifondazione comunista “è la traduzione locale dello Sblocca Italia di Renzi e produce il risultato di consegnare ogni potere ai petrolieri, le cui concessioni possono arrivare fino a 50 anni senza dover rendere conto a nessuno. Se dopo il sisma si erano giustamente bloccate nuove concessioni per la ricerca di gas e petrolio oggi la giunta regionale, dietro il paravento di presunte rassicurazioni scientifiche, sconfessa quella scelta e sposa un modello di sviluppo sempre più insostenibile”.

Lugli ricorda che “quasi tutte le province emiliano-romagnole sono interessate da concessioni di coltivazione idrocarburi e da nuove richieste di indagini per lo sfruttamento del sottosuolo, al punto che se tutte venissero autorizzate, la quasi totalità della pianura e più della metà del territorio regionale verrebbe interessato da progetti di ricerca. Con questa scelta si perde l’ennesima occasione per porre un freno allo sfruttamento del suolo in Emilia-Romagna, chiodo fisso di Bonaccini che immagina lo sviluppo come un mix di asfalto e petrolio come fossimo negli anni ’60 del secolo scorso”.

“Trivelle e autostrade – conclude – è la ricetta per la crescita che la giunta regionale ha in mente per l’Emilia Romagna, e come Rifondazione Comunista faremo di tutto per contrastare questo modello di sviluppo sorpassato e insostenibile”.

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