
La sede della Fondazione Carife
La Fondazione Carife sembra tutto fuorché soddisfatta dell’esito del commissariamento e del bilancio prodotto dopo due anni e mezzo. Lo si legge, nemmeno troppo ben nascosto, tra le righe della nota uscita dalla riunione del cda di ieri. Che si rammarica della mancata “rapida individuazione di un partner”, dal momento che “una maggior celerità avrebbe consentito di salvaguardare una quota più soddisfacente del patrimonio originario”, ma soprattutto del fatto che “il proprio investimento in Carife e la relativa consistenza patrimoniale risultano quasi totalmente compromessi”.
In effetti, una volta approvata la manovra dei commissari dall’assemblea straordinaria, il socio di maggioranza dei tempi che furono (fino a ieri vantava il 54% del capitale della Cassa) si troverà nel portafoglio appena il 2%, con i suoi 23 milioni di azioni ridotti a 6 milioni e spiccioli.
Ma il cda si lamenta anche della relazione predisposta dai commissari di Bankitalia, troppo “sintetici” quanto alle informazioni in merito “al percorso tramite cui si è giunti al fortissimo abbattimento patrimoniale della banca”, che risulta principalmente da imputare alle rilevanti rettifiche sui crediti.
In vista della data del 30 luglio, quando si terrà l’assemblea straordinaria, la Fondazione ha convocato l’assemblea dei soci e l’organo di indirizzo, le cui riunioni sono fissate per il pomeriggio di mercoledì 22. I due organi dovranno esprimere gli orientamenti e le determinazioni di competenza, in merito a quanto sottoposto al vaglio degli azionisti, cui seguirà “il successivo immediato interessamento del Ministero dell’Economia – Dipartimento del Tesoro, nell’auspicio che questo fornisca quanto prima le indicazioni e valutazioni di propria competenza, quale autorità di vigilanza sulla Fondazione”.
L’intento è di fare tutto il possibile per consentire a Palazzo Crema di intervenire all’assemblea della banca, munito dei poteri necessari per esprimere la propria posizione. “Siamo consapevoli – afferma il cda – che non sono ammesse variazioni od integrazioni al percorso propositivo, definito dai commissari con l’autorizzazione della Banca d’Italia e dichiaratamente finalizzato a realizzare l’intervento del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi come elemento decisivo affinché sia confermata la capacità della società bancaria di continuare ad operare nel prevedibile futuro”.
In mezzo a tante ombre, c’è spazio anche per un piccolo bagliore. Vale a dire il progetto di emissione di warrant, che “rappresenta una concreta possibilità per gli azionisti di partecipare alla ripresa della banca ed al suo futuro, che si auspica abbia una dinamica migliore”.
Infine un avvertimento: “le decisioni che verranno prese dalla Fondazione per dare tempestiva risposta alle scadenze prossime, lasciano impregiudicata ogni successiva riflessione in merito alle ragioni che hanno portato ad una crisi così profonda e protratta nel tempo”.