Si è appellata alla facoltà di non rispondere Anna Cantagallo, la fisiatra licenziata e denunciata nel 2011 dall’azienda ospedaliera Sant’Anna con l’accusa di truffa e abuso d’ufficio a danno dei propri pazienti e dell’ospedale. Questa mattina, dopo aver ascoltato l’ultimo testimone chiamato in aula dall’avvocato Marco Linguerri (parte civile per conto dell’azienda pubblica), il collegio composto dai giudici Marini, Testoni e Attinà ha dato la possibilità all’imputata di rispondere alle domande della pm Patrizia Castaldini e dei legali delle varie parti ma, incassato il suo diniego, il processo è continuato incentrandosi sui testimoni e i consulenti della difesa.
La Cantagallo è a processo per aver – secondo procura e azienda ospedaliera – fatto pagare ad alcuni pazienti le prestazioni sanitarie che svolgeva in prima persona all’ospedale di riabilitazione San Giorgio, ottenendo così pagamenti illeciti per visite gratuite o i cui incassi – in ogni caso – sarebbero spettati al Sant’Anna. Una presunta truffa a cui si aggiunge anche l’ipotesi di abuso di ufficio: la dottoressa infatti avrebbe anche suggerito ad alcuni pazienti di recarsi al centro privato BrainCare (in cui partecipava come socia), affermando che le apparecchiature e i servizi offerti dal San Giorgio non erano adeguati per i loro problemi. Una tesi accusatoria sostenuta anche da diverse prove raccolte dai carabinieri durante le perquisizioni nella sede della clinica privata, dove furono ritrovati 150 biglietti da visita in cui la fisiatra si presentava come responsabile scientifico della società. Oltre che da un video della stessa BrainCare in cui la dottoressa si presentava con la stessa qualifica.
Tutte ipotesi su cui si sono concentrate le domande ai testimoni, a partire da quella relativa alla presunta truffa ai danni del Sant’Anna. A rispondere ad avvocati e magistrati era anche la segretaria del front office dell’ospedale San Giorgio, che ha riferito di come in un’occasione – a inchiesta ormai avviata, dopo la denuncia di uno dei pazienti – la dottoressa le chiese di emettere una fattura per una prestazione sanitaria da 800 euro. Aggiungendo che la Cantagallo fosse l’unica tra i professionisti che lavoravano al centro di riabilitazione a informarsi circa i nominativi dei pazienti che passavano al front office.
A sostenere la causa della dottoressa ferrarese è l’avvocato Claudia Pelà, che ha chiamato diversi testimoni in aula per controbattere alle accuse della procura. Puntando principalmente su due tesi: riguardo all’ipotesi di truffa, secondo la legale la Cantagallo non avrebbe incassato alcun entrata illecita, visto che le visite finite nell’indagine non sarebbero coperte dal servizio sanitario nazionale e i pagamenti richiesti dalla dottoressa risultano in linea con i costi della prestazioni. Una tesi che ha alimentato un vivace scambio di battute con la parte civile, secondo cui occorre comunque distinguere tra le visite da pagare alla sanità pubbliche attraverso il ticket e quelle effettuate presso cliniche o medici privati. Un nodo che spetterà ai giudici sciogliere al termine della discussione del processo.
Altro aspetto è quello relativo all’abuso d’ufficio: in questo caso, secondo la difesa, la Cantagallo avrebbe suggerito ai pazienti di rivolgersi alla clinica privata per questioni puramente pratiche, visto che nell’ospedale San Giorgio non sarebbero state presenti alcune apparecchiature o procedure necessarie per i casi in questione. Una tesi sostenuta anche attraverso le testimonianze dell’ex direttore del Sant’Anna Riccardo Baldi e di alcuni colleghi della fisiatra, che affermano di ricordare – anche se non nel dettaglio – diverse conversazioni in cui la Cantagallo chiedeva l’acquisto di materiali o documentazioni per l’ospedale San Giorgio. Il processo riprenderà a settembre, quando con ogni probabilità il tribunale collegiale esprimerà il verdetto sulla dottoressa, che dall’inizio dell’inchiesta è stata licenziata dal Sant’Anna.