Goro. Una sessione di pesca finita in maniera tragica, con un pescatore, in quel momento comandante dell’imbarcazione, che perde una mano cercando di sbloccare alcuni ingranaggi dove si erano incastrate delle cozze.
Secondo il giudice Totaro del tribunale di Ferrara la responsabilità è dell’armatore, L.T., 70enne esperto barcaiolo gorese e rappresentante legale della società specializzata nella pesca del mollusco, a processo per lesioni colpose. L’uomo è stato infatti condannato a un anno e sei mesi di reclusione, con concessione delle attenuanti e sospensione condizionale della pena.
Ma sulla sentenza il suo avvocato, Mirca Ferrari (che assisteva l’imputato insieme all’avvocato Giuseppe Moretti), preannuncia già che presenterà appello: “Siamo in una situazione di vuoto normativo sulla sicurezza, non ci sono corsi professionali da dover svolgere ad esempio, ma il mio assistito aveva comunque posto in essere delle misure aggiuntive non previste e non presenti in altre imbarcazioni simili, come un bottone rosso per spegnere il motore prima di sbloccarlo, oltre che dare delle direttive verbali su come comportarsi”.
La parte offesa non si è costituita parte civile ma ha portato avanti una causa di lavoro chiedendo oltre 300mila euro di danni, causa che, ha riferito durante l’udienza conclusiva l’avvocato Ferrari, si è conclusa con una transazione da 95mila euro, una cifra molto inferiore a quella richiesta inizialmente e una situazione che secondo il legale avrebbe dovuto essere valutata dal giudice penale. Così non sembra essere stato – le motivazioni arriveranno tra 90 giorni -, ma per l’avvocato c’è anche un altro fattore che propenderebbe verso l’innocenza del proprio assistito: “Quel giorno si trovava a oltre 70 km dall’imbarcazione mentre la persona offesa era il comandante che dovrebbe quantomeno condividere delle responsabilità in tema di sicurezza sul lavoro”.