Goro. Un incidente durante una sessione di pesca alle vongole costata una mano a uno dei marinai. È questo il motivo che ha portato al processo di T.L., 70enne ed esperto barcaiolo gorese, oltre che rappresentante legale di una società specializzata nella pesca al mollusco. Colpevole, secondo la procura, di non aver garantito le condizioni di sicurezza sulle imbarcazioni dell’azienda e quindi di aver causato il drammatico infortunio di un proprio dipendente.
Il processo dovrà chiarire se l’imprenditore e pescatore può essere ritenuto responsabile di quanto avvenuto, o se alla base di tutto non si fu invece di un semplice errore del marinaio ferito. Che nel marzo 2009 perse la mano mentre cercava di sbloccare manualmente gli ingranaggi di una macchina, senza aver prima spento il motore.
Un’azione a cui l’imputato, ascoltato ieri in tribunale, non sarebbe mai dovuta avvenire: l’uomo infatti ha spiegato che le cozze finivano spesso per incastrare una determinata parte della macchina, e che di fronte a questo problema occorreva liberare gli ingranaggi tramite un apposito uncino o muovendo un serie di leve, e solo come ultima ipotesi, una volta spento il motore centrale, estrarre i molluschi incastrati manualmente. Una prassi confermata anche dal figlio dell’imputato, che nel corso degli anni ha diretto varie squadre nell’azienda del padre, che ha parlato del genitore come di un uomo “rigoroso e perentorio” in quanto alla prudenza da tenere a bordo.
La procura dal canto suo chiede chiarezza riguardo al piano di sicurezza della barca, che secondo l’avvocato Mirca Ferrari, difensore di T.L., sarebbero tuttalpiù di competenza del comandate dell’imbarcazione, socio dell’imputato. Dopo il drammatico incidente di cui si è discusso in udienza la nave fu posta sotto sequestra, per poi essere riconsegnata ai proprietari con un alcune contestazioni amministrative. Il marinaio che perse la mano non si è costituito parte civile, ed in corso una trattativa con la società che fa capo a T.L. per un risarcimento privato.