Cronaca
2 Luglio 2015
Nel primo incontro si è parlato di lotta partigiana, sabotaggi No Tav e torture alla Diaz

Emergency Days: la lezione del resistere meglio

di Redazione | 3 min

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emergencydaysdi Silvia Franzoni

Con l’inizio del mese di luglio e la ripresa del frinire delle cicale, tornano gli Emergency Days: lo spazio verde della zona dei Bagni Ducali si è riempito di colori e musica già a partire dalle 16.30, con l’inizio dei laboratori per i bambini, ma è alle 19 che il programma entra nel vivo. La prima occasione di riflessione che l’iniziativa propone alla cittadinanza è dedicata alle resistenze, e la rimette agli interventi dei relatori e alle loro storie. Queste partono dalla più classica delle resistenze, ma non parlano di antifascismo: fuori dalla retorica del partigiano, Adelmo Cervi – figlio di Aldo Cervi, partigiano ucciso coi suoi sei fratelli dalle truppe fasciste – punta piuttosto il dito “su di una società ingiusta – spiega – allora sì rappresentata dal fascismo ma oggi da qualcos’altro che fascismo non è, di sicuro però è un disastro del capitalismo”. La sua resistenza è fatta di diplomazia e di impegno, una rivoluzione come quella “che si fa – spiega con impeto – tutti i giorni che fai una cosa per la giustizia ed è così che rivive la memoria dei partigiani”.

Il filo resiliente, dai tempi concitati della guerra, si snoda fino almeno a 25 anni fa, quando il movimento No Tav nasce nella Val di Susa: è la voce di Ezio Bertok a squarciare le immagini che del movimento ci restituiscono i media, in quella che non è una apologia, quanto piuttosto una “visione da dentro”.

“Si dice che il No Tav – interviene Bertok – sia una grande manifestazione popolare, che si tratti di egoismi che si oppongono a opere di progresso e che sia in ostaggio di poche frange violente di estremisti e terroristi: non è così”: la sua pacata esposizione traccia un profilo ben diverso, quello di un movimento di massa popolare longevo “che pone le sue basi sulla convivialità”, che si mette di traverso e non delega, e che ha saputo “maturare molte sensibilità – continua – oltre alla lotte ad un treno inutile, che è truffa, ed è per tutte le lotte in difesa dei beni comuni”. La disamina di Ezio Bertok tocca poi i punti critici di un “accanimento giudiziario ingiustificato” nei confronti del movimento e un passaggio di microfono sposta l’attenzione sulla terza costola della resistenza, quale è quella discussa: il tabù tutto italiano delle oppressioni autoritarie.

emergencydays-2A parlarne è il giornalista Lorenzo Guadagnucci: il suo “bilancio problematico del G8” prende avvio dalla sentenza della Corte di Strasburgo e denuncia “una Italia – spiega – che è strutturalmente incapace di garantire i diritti sanciti dalla sua Costituzione, e lo dice quella stessa sentenza che parla poi di come le forze dell’ordine abbiano impunemente ostacolato l’azione della magistratura”. Il salto al decreto legge sulla tortura in discussione in parlamento è brevissimo, ma è un salto all’indietro: “siamo di fronte ad un arretramento della società civile – continua – perché la legge non rispetta nessuno dei canoni di una legge sulla tortura che si possa dire normale”. La formulazione paradossale di questa, denunciata anche dall’avvocato ferrarese Fabio Anselmo, non permetterebbe di considerare tortura “né il caso Diaz, né al caso Aldrovandi – continua Guadagnucci – ed è una rinuncia alla Costituzione stessa”.

L’antifascismo, almeno quale parola pronunciata, resta però fuori dall’intera discussione. Gli occhi sono tutti puntati su di una società generalmente ingiusta che “aspetta un Messia che non arriverà – interviene in conclusione Adelmo Cervi – quando la sua arma dovrebbe essere invece i 12 articoli della Costituzione”. La resistenza, oggi, ed è questa le lezione che il moderatore Checchino Antonini sintetizza e il pubblico più volte applaude, è quella contro un fascismo moderno “che è dentro di noi, nelle istituzioni, noi che abbiamo dimenticato solidarietà e giustizia”, che dovremmo invece “resistere meglio, e tutti insieme, perché da soli difendiamo solo la memoria”.

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