Scienza e tecnologia
4 Dicembre 2009
I tumori insorgono dopo oltre venti anni dall’esposizione

Cvm, quali effetti sulla salute?

di Redazione | 2 min

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virurtdi Manuela Cirilli

 

L’esposizione al cloruro di vinile provoca danni considerevoli all’organismo: il cvm provoca effetti tossici sia acuti che cronici ed è sicuramente cancerogeno per l’uomo secondo le classificazioni della Iarc, l’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, e della Comunità Europea. I danni principali sono causati dall’esposizione per via respiratoria, e in misura minore per via cutanea o digerente. I soggetti a rischio sono i lavoratori degli impianti di produzione di pvc, in cui il cvm è utilizzato in grande quantità. L’esposizione extra-professionale al cvm avviene primariamente per inalazione di aria contaminata dal composto, ma anche attraverso le acque inquinate.

Gli effetti di tipo acuto, quelli cioè dovuti a un’esposizione di breve durata ad alte dosi di cvm, includono ustioni, lesioni cutanee, irritazione delle vie aeree, cefalea, nausea ed asfissia. Non a caso, negli anni ’50 sono stati condotti test per la possibile utilizzazione del cvm in anestesia clinica, sfruttando la sua caratteristica di essere un potente narcotico.

Gli effetti cronici si manifestano nelle persone esposte prolungatamente ai vapori di cvm, in dosi non necessariamente elevate. Tali effetti includono decalcificazione ossea, diminuzione delle piastrine, disturbi circolatori. In particolare, l’intossicazione cronica da cvm è uno dei fattori scatenanti della sindrome di Raynaud, che colpisce i vasi sanguigni delle dita di mani e piedi e provoca dolorosi vasospasmi.

L’organo più colpito dal cloruro di vinile è il fegato, come evidenziato fin dagli anni ’30 nei primi studi di tossicità epatica del cvm su animali. In seguito, si sono accumulate evidenze che associavano l’esposizione a cvm a tumori al fegato, ai polmoni, al cervello, al sistema emopoietico che regola la produzione di globuli bianchi e rossi e di piastrine. Tuttavia, sono stati necessari decenni di ricerche per provare la cancerogenicità del composto per l’uomo.

Il rapporto 2008 della Iarc sancisce che il cvm è direttamente responsabile di due specifiche forme tumorali, il carcinoma epatocellulare e l’angiosarcoma epatico. In entrambi i casi, si tratta di patologie che insorgono mediamente dopo oltre venti anni dalla prima esposizione all’agente cancerogeno. Dati questi tempi di latenza, è necessario continuare a studiare gli effetti a lungo termine del cvm sull’organismo ed instaurare dei protocolli di sorveglianza per i lavoratori con un passato di esposizione al cloruro di vinile.

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