Comacchio
26 Maggio 2015
A causare la maxirissa in via Fiume sarebbe stata la lite su un furgone conteso. Cinque le assoluzioni per mancanza di prove

Tre condanne per la ‘guerriglia urbana’ di San Giuseppe

di Redazione | 2 min

tribunale2Una rissa selvaggia, estremamente violenta, sfuggita a ogni controllo oltre che a ogni forma di civiltà: in tanti ricordano l’episodio avvenuto il 29 marzo scorso a San Giuseppe di Comacchio, dove due famiglie di origine rumena hanno insanguinato le strade prendendosi a pugni, calci, colpi di mazza e bottigliate. Una guerriglia urbana che richiese l’intervento dei carabinieri, che pure in una situazione di pericolo – vista la netta inferiorità numerica – riuscirono a immobilizzare e arrestare otto persone.

Un’esplosione di violenza che causò anche il ricovero di una decina di feriti, di cui uno in prognosi riservata, e che ieri è stato ripercorso durante il processo a carico degli otto cittadini rumeni alla sbarra, tre dei quali sono stati condannati: pene di due anni e mezzo per Florin e Petre Tudorache, due anni per Patric Tudor. Cinque invece gli imputati assolti per mancanza di prove: per loro sono state revocate tutte le misure cautelari ed è stata disposta la loro liberazione.

Durante il processo si è scoperto l’assurdo motivo della lite: la scintilla infatti sarebbe scoccata a causa di una discussione su chi avrebbe dovuto utilizzare un furgone per il trasporto dei metalli conteso dalle due famiglie. Quella che era nata come una serata di festa è quindi degenerata – complici le ingenti quantità di alcol assunte dai presenti – in una vera e propria battaglia campale, con tanto di assalti all’arma bianca e feriti distesi in mezzo a via Fiume.

Vitali per il processo sono state anche le immagini filmate dai carabinieri intervenuti sul posto, che hanno permesso di riconoscere e accertare con sicurezza i ‘colpi proibiti’ sferrati dai tre condannati ai loro connazionali. Ma nonostante le assoluzioni, appare molto probabile che i buoni rapporti tra la famiglia al centro dell’episodio e il vicinato di via Fiume siano destinati a finire. Sia per l’indimenticabile violenza dell’episodio, sia per le voci che hanno alimentato una delle ipotesi accusatorie (rimasta però tale nel processo): che dietro al furgone conteso vi fosse in realtà un traffico illegale di metallo.

 

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